Quando l'interferenza non fa notizia. Gli Usa cercano di boicottare le elezioni in Venezuela


di Fabrizio Verde

A detta dei media mainstream su ogni tornata elettorale che si svolge in giro per il mondo incombe una minaccia: i temibili hacker russi o le fake news sempre di matrice russa. Insomma, secondo questa narrazione, sembra che dal Cremlino riescano a manovrare i popoli ad ogni latitudine del pianeta in modo da ottenere il risultato maggiormente favorevole al governo russo.

Sarà così anche in occasione delle prossime presidenziali in Venezuela? Secondo quanto riporta teleSUR, sembra proprio che le interferenze siano già in corso. Ma non sono entrati in azione i temibili russi. Si tratta, bensì, delle classiche interferenze statunitensi. Immancabili in America Latina. In quello che era considerato fino a qualche anno fa il ‘patio trasero’ degli Stati Uniti.

Uno dei leader dell’opposizione venezuelana, Henri Falcon, già governatore dello Stato di Lara, avrebbe ricevuto la visita dell’incaricato d’affari statunitense in Venezuela, Todd Robinson. Una visita nient’affatto di cortesia. Il diplomatico nordamericano, secondo quanto rivelano fonti vicine all’ex governatore, si sarebbe recato da Falcon per chiedergli di ritirarsi dalla corsa presidenziale.

Questo perché con Henri Falcon in corsa per la presidenza, le elezioni previste il prossimo maggio guadagnato di credibilità presso la comunità internazionale. Mentre gli Stati Uniti stanno operando senza soluzione di continuità, con il sostegno della solita grancassa mediatica, per isolare Maduro e screditare tutto il processo democratico venezuelano.

L’obiettivo ormai dichiarato apertamente è quello di creare le basi per un colpo di Stato. Come suggerito in varie occasioni da svariati funzionari statunitensi negli ultimi mesi.

L’interferenza statunitense a Caracas è denunciata con forza anche da Jorge Rodriguez. Il Ministro delle Comunicazioni e dell’Informazione del Venezuela ha infatti spiegato che l’incaricato d’affari Todd Robinson lavora per convincere Henry Ramos Allup, Manuel Rosales e Falcon a non partecipare alle elezioni.

Così come ha deciso di fare la famigerata MUD che raccoglie le principali forze di opposizione al chavismo. Imboccando la strada suggerita dall’ingombrante vicino nordamericano. Un percorso pericoloso per la tenuta democratica del Venezuela, visto che l’opposizione potrebbe decidere di tornare a scatenare una nuova ondata di violenza golpista come accaduto nel 2017.

Quando Falcon ha però annunciato la sua candidatura la MUD ha immediatamente deciso di espellerlo dalla coalizione. Mentre l’ex governatore ritiene che tale decisione sia controproducente. La MUD dovrebbe sostenere il voto invece di boicottare le elezioni, sostiene Falcon.

Una posizione coerente con quanto chiesto a gran voce da praticamente tutti i principali dirigenti dell’opposizione. Veniva chiesto a Maduro un passo indietro in cambio della cessazione della violenza golpista che insanguinava le strade di Caracas.

Invece adesso, in ossequio al volere di Washington, l’opposizione rifiuta le elezioni. Evidentemente temono l’ennesima affermazione delle forze rivoluzionarie che continuano a godere di un grande sostegno popolare. Nonostante la dura guerra economica e il boicottaggio internazionale.

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