La politica non è una scienza esatta, affermava Otto von Bismarck. Mentre scienza esatta possiamo definire le strategie di destabilizzazione e disinformazione attuate contro i paesi progressisti e socialisti in America Latina.
In questi giorni stiamo infatti assistendo alla riproposizione esatta in Nicaragua di quanto accaduto in Venezuela. Gruppi d’assalto, ben armati, mettono a ferro e fuoco le città. Compiono attentati, devastano e danno alle fiamme edifici pubblici e sedi del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale.
Il tutto è accompagnato da una narrazione mediatica distorta. Con i manifestanti definiti come pacifici e massacrati dalla crudeltà delle forze dell’ordine. Ieri era il tiranno Maduro a decimare il proprio popolo. Oggi il dittatore Ortega.
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Finanche i simboli sono gli stessi. Con i giovani che celano il proprio volto con la bandiera nazionale. L’obiettivo chiaro è quello di apparire agli occhi del popolo come patrioti in lotta per il benessere del paese. Pregiudicato dalle politiche attuate dal dittatore di turno.
A Managua è stata ripescata la figura del violinista che suona in mezzo a scontri furibondi. Una figura che fu simbolo delle sanguinose ‘guarimbas’ in Venezuela. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di cercare di colpire l’immaginario dei giovani per spingerli alla ribellione violenta contro il governo. Oltre ovviamente a veicolare in ambito internazionale l’immagine di un governo che non ha il minimo rispetto per i diritti umani.
Lo peor es que ni creatividad tienen ?????????? #NicaraguaGuiónDeDerecha @madeleintlSUR #NicaraguaQuierePaz pic.twitter.com/lF3ulca4n2
— Alex Hernández ?????????????? (@alexnahe) 2 giugno 2018
Come evidenziato da più fonti, sappiamo che queste ‘proteste’ sono tutt’altro che spontanee. La longa manus degli Stati Uniti si cela dietro le violenze. Realizzare a Managua quello che non è riuscito a Caracas. Questo il reale intento del tracotante vicino del nord. Che a tal proposito non lesina finanziamenti.
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