La Secretaría de Trabajo dell’Argentina ha riferito che a marzo ci sono stati registrati 30mila 700 posti di lavoro in meno rispetto a febbraio, il che ha causato un peggioramento della crisi della disoccupazione durante il governo del presidente ultraliberista Mauricio Macri.

La riduzione delle fonti di lavoro osservata a marzo ha comportato la perdita di 86 mila posizioni nel primo trimestre dell'anno e di 268 mila 400 posti rispetto allo stesso mese del 2018, secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Statistica e Censimenti (INDEC).

Secondo i dati del Sistema pensionistico integrato, il settore industriale è il più colpito, a causa del fatto che 137 mila posti di lavoro sono stati persi in questo ramo da dicembre 2015, quando Macri ha iniziato il suo governo quadriennale.

Nei 40 mesi di amministrazione di Macri, 39 mesi hanno visto una riduzione dei posti di lavoro, secondo le cifre ufficiali.

Le oltre 268mila fonti di lavoro perse negli ultimi 12 mesi significano che in media c'erano 735 disoccupati al giorno.

Il settore privato ha registrato le maggiori perdite con 14mila 100 posti di lavoro persi nel mese di marzo e 161mila posti di lavoro nel corso di un anno.

Lo scorso mercoledì, le centrali sindacali hanno indetto uno sciopero nazionale di 24 ore per protestare contro le politiche attuate dal governo Macri, che, dicono, hanno fatto precipitare il paese sudamericano in alta inflazione, disoccupazione e una forte perdita di potere d'acquisto.

Ma qualcuno ancora si ostina a propagandare il neoliberismo come ricetta economica efficace e funzionale. L’Argentina neoliberista di Mauricio Macri ormai ridotta alla fame mostra l’esatto contrario. Il neoliberismo ha fallito ancora una volta è portato Buenos Aires nel baratro nuovamente.