Il neoliberismo di Lenin Moreno "farà crollare il paese e distruggerà la sua economia", denuncia l'ex presidente Correa

Nonostante la vera e propria rivolta popolare in Ecuador che ha costretto il governo a ritirare il cosiddetto ‘gasolinazo’ introdotto per soddisfare le richieste avanzate dal Fondo Monetario Internazionale, Lenin Moreno non ha alcuna intenzione di abbandonare il pericoloso cammino neoliberista su cui ha posizionato il paese tradendo ogni attesa del proprio elettorato che lo aveva votato per continuare sulla strada già intrapresa con Rafael Correa.

Un percorso che aveva dotato nuovamente di sovranità Quito dopo gli anni bui della cosiddetta ‘larga noche neoliberal’ e risollevato un paese portato nel baratro dal neoliberismo.

L’ex presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, ha avvertito dei pericoli che si prospettano per il paese andino, con l’approvazione della legge "urgente" proposta dall'attuale capo di Stato, Lenin Moreno, che senza dubbio “farà crollare il paese e distruggerà la sua economia".

Correa ha affermato:"Spero che ci sia ancora patriottismo nell'Assemblea e respingano una legge così assurda", perché se applicata "andrà a beneficio solo dei banchieri e non degli ecuadoriani".

Il classico schema applicato nel regime neoliberista a ogni latitudine dove trova applicazione.

L'ex presidente teme che "il peggio deve ancora arrivare, questa legge economica definita urgente è irresponsabile, è un saccheggio e ci porterà a una nuova crisi come quella degli anni '90 perché sono le stesse leggi degli anni '90”, ha denunciato in un video diffuso attraverso il social network Twitter.

Correa ha anche ricordato che due anni e mezzo fa non si sbagliava quando anticipava i rischi del ‘paquetazo’ neoliberista, che ha rovinato la vita di diversi ecuadoriani e forti proteste.

"Tradimento, corruzione, inettitudine hanno posto fine a un Paese che è stato un esempio per il mondo intero, che ha sorpreso la comunità internazionale", tutto per una serie di misure di stampo neoliberiste "non necessarie”.

“Vediamo le prime cifre sul debito, false, ma che hanno generato una crisi indotta, abbassando le tasse, le tariffe, aumentando le spese non necessarie e tagliando le fonti di finanziamento nazionali, come la sicurezza sociale e la banca centrale", tutto a causa del ‘paquetazo’.

Ha poi dichiarato che il governo attuale deve inviare queste risorse all'estero per finanziare gli Stati Uniti, per ottenere lo 0,5 percento, mentre Quito è costretta a prendere in prestito al 7 e 8 percento, "abbiamo un'economia sciocca e goffa".

Il disegno di legge di Moreno ha innescato allarmi nel paese, perché ha anche oneri fiscali che generano molti dubbi e una serie di tasse, che gli alleati del governo, legate al settore commerciale, non condividono.

Non solo saranno tassati servizi telefonici o Internet, immobili o veicoli, ma si cercherà anche di dare maggiore autonomia alla Banca Centrale dell'Ecuador, che sarà gestita da soggetti privati.

Alcuni settori legati al partito Creo (destra neoliberista) spingono affinché la Banca Centrale abbia completa autonomia e si liberi dal controllo statale.

Se la legge venisse approvata, le tasse si ridurrebbero all'uscita dai cambi e si genererebbero cambiamenti nei sistemi di controllo finanziario e bancario, dopo le imposizioni dell'FMI, afferma il parlamentare della sinistra Juan Cárdenas.

L’Assemblea Nazionale ha tempo fino al 21 novembre per discutere questo urgente disegno di legge economico, mentre la Confederazione delle Nazionalità Indigene (CONAIE) ha convocato un consiglio allargato, per decidere se continuare o meno nel Tavolo di dialogo con il governo.

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