Mentre tace sulla brutale repressione popolare in Cile e Bolivia l'ufficio della Bachelet si scaglia contro il Nicaragua

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani mostra un certo strabismo. Infatti, mentre in Cile nell'ultimo mese, oltre 20 persone sono morte a causa della repressione della polizia e dei militari; in Ecuador, a settembre, circa una dozzina di morti per la repressione delle rivolte contro il pacchetto di misure neoliberiste decise dal traditore Lenin Moreno; in Bolivia, in una sola settimana 23 persone sono state uccise dal regime di fatto che ha rovesciato con un golpe civico-militare Evo Morales; in Colombia un leader sociale viene ucciso ogni tre giorni. L’Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani che fa? Denuncia il governo del Nicaragua per l'arresto di oppositori.

Il portavoce dell'Ufficio diretto da Michelle Bachelet ha espresso nella giornata di martedì in una conferenza stampa a Ginevra, preoccupazione per la situazione dei "diritti fondamentali" degli oppositori del governo di Daniel Ortega.

Ha denunciato che la polizia circonda una chiesa a Macaya e la cattedrale di Managua, dove ci sono persone che protestano contro l’incarcerazione di manifestanti contro il governo.

Ha aggiunto che le autorità hanno arrestato e imputato di gravi accuse un gruppo di oppositori ed esortato le autorità a rispettare i diritti di tutti questi individui, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa UN News.

"Siamo anche molto preoccupati che un altro gruppo di membri dell'opposizione sia stato arrestato per aver portato aiuti umanitari e che siano stati accusati di gravi imputazioni penali", ha affermato Rupert Colville, portavoce dell'ufficio Bachelet.

Le accuse contro di loro hanno a che fare con il traffico di armi. Le Nazioni Unite hanno interpretato che queste accuse potrebbero essere "un tentativo di reprimere il dissenso". Secondo le informazioni fornite da tale agenzia, "i detenuti sarebbero 13".

Blandi avvertimenti con il regime fascio-liberista del Cile e quello golpista della Bolivia, due regimi che operano una feroce e brutale repressione contro i propri popoli in rivolta, mentre arriva un duro attacco contro il Nicaragua che fronteggia guarimbas violente sullo stile di quelle venezuelane.

A colpire è la sproporzionalità nella denuncia pubblica sugli eventi molto gravi che si verificano in America Latina. Il discrimine è sempre lo stesso: regimi neoliberisti e vassalli di Washington hanno mano libera, mentre gli altri sono da spazzare via.

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