Luciano Vasapollo - Il controllo del litio della Bolivia e la lotta di classe esplosa in tutta l'America Latina

I numerosi focolai che si sono accesi nel 2019 lungo tutto il continente Sudamericano “si caratterizzano per una forte connotazione di classe”. Lo sottolinea l’economista Luciano Vasapollo, intervenuto a Roma, nel centro sociale Intifada, a un dibattito promosso dalla Rete dei Comunisti, sulla situazione politica che attraversa il Sudamerica.

Nella sua articolata e approfondita relazione politica di apertura, Vasapollo ha individuato nella centralità dell’attuale momento storico la dinamica, i soggetti e gli strumenti del conflitto di classe che in Sud America indicano il divenire storico dell’antimperialismo, osservando che l’anticapitalismo liberal-borghese si rivela inefficace (alla lunga) per l’instaurazione della democrazia socialista. Ed ha chiarito come sia corretto parlare di “lotta di classe” perché “il conflitto è direttamente collegato alle necessità di accumulazione che il modo di produzione capitalistico si trova ad affrontare dinanzi alla crisi sistemica che colpisce il modello di produzione, sempre desideroso di nuovi rendimenti, ma anche alle prese con la pretesa di aggiornare gli strumenti dell’espropriazione in una versione apparentemente green, eco-sostenibile. Da qui, la centralità strategica delle riserve di litio o di coltan che si trovano in enorme quantità in Bolivia e in Cile, elementi decisivi per la transizione dai combustibili fossili all’elettrico soprattutto per il rifornimento di energia del trasporto mondiale su gomma, un affare colossale da quasi un miliardo di mezzi”.


“Così come fu per il ribaltamento della società feudale da parte della borghesia, anche la resistenza o la controffensiva rispetto a questi interessi, oggi rappresentati dagli oligopoli transnazionali, richiede – ha affermato Vasapollo – uno sforzo duro e di lunga durata, non privo di arretramenti, ma che deve vedere impegnate tutte le forze progressiste consapevoli che ogni velleità di compatibilità con l’attuale sistema (a tutti livelli, politico, economico, culturale ecc.) è un freccia carica nell’arco del nemico di classe”.


Su questo, si è espressa però fiducia rispetto allo svolgimento degli eventi in quasi tutti i paesi del continente (Bartolomei, Risorgimento socialista), da anni protagonista di una partecipazione degli strati meno abbienti alla vita politica, coadiuvata non solo dalle tradizionali forze comuniste o socialdemocratiche, ma anche dai movimenti cattolici, protagonismo che inizia a far sentire le sue “sirene” anche a nord del Rio Bravo.


Che di movimenti potenzialmente di rottura si tratta è confermato dal ruolo assunto dai lavoratori (Renda, Sinistra classe e rivoluzione), i quali, solo nelle ultime settimane, sono stati protagonisti di scioperi (Cile e Colombia) o di mobilitazioni (Venezuela) generali che hanno messo in evidenza l’incompatibilità di un certo di tipo di organizzazione produttiva con la volontà di emancipazione e del raggiungimento del benessere collettivo.


Tuttavia, tutto questo – si è sottolineato più volte nel dibattito – nei circuiti tradizionali dell’informazione è stato raccontato, quando non proprio silenziato, in maniera distorta e confusionaria, impedendo un’onesta valutazione degli eventi in corso al di là dell’Atlantico (Papacci, Italia-Cuba e Rosso Fiorentino, Pap). La controinformazione dunque si rivela passo necessario ma non sufficiente per tutte le forze comuniste e progressiste che agiscono lontano dal luogo fisico di scontro, ma che ambiscono ad avere una funzione nel rivolgimento dell’attuale organizzazione sociale, anche nei cosiddetti “anelli forti della catena”, facendo sempre attenzione a tutti quegli elementi di disturbo che minano l’unità d’intenti della classe lavoratrice con elementi di compatibilità con lo status quo (Della Croce, Pci).

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