Il viaggio in Italia del 'comunicatore sociale' William Castillo viceministro degli Esteri venezuelano con delega alla comunicazione internazionale



di Geraldina Colotti

Si è concluso con una conferenza stampa all’ambasciata del Venezuela in Italia, il viaggio di William Castillo, viceministro venezuelano degli Esteri con delega alla comunicazione internazionale. Alla stampa italiana e internazionale, Castillo, docente e giornalista che ha ricoperto numerosi incarichi di governo e di direzione in alte istituzioni pubbliche della comunicazione, ha parlato della realtà del suo paese, rispondendo senza reticenze alle domande.

“Il Venezuela – ha detto – è un paese che ha scelto di essere indipendente e per questo sconta da vent’anni gli attacchi degli Stati Uniti, che vogliono imporre al continente latinoamericano il proprio devastante modello di sviluppo”. Dal 2015, da quando l’allora presidente USA Barack Obama ha imposto sanzioni al Venezuela, definendolo una “minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza”, la pressione si è sempre più accentuata, raggiungendo l’acme in questo 2019.

Un anno in cui il deputato Juan Guaidó, fuori da ogni regola democratica, ha deciso di autoproclamarsi presidente della repubblica e di farsi così interprete dei piani nordamericani, secondo i quali il popolo venezuelano, messo alle strette dalle difficoltà economiche e dalla pressione internazionale, si sarebbe rivoltato contro il governo.

I costi delle sanzioni – ha detto Castillo -, aggravate dalla drastica caduta del prezzo del barile, a cui ha fortemente contribuito l’adozione del fracking da parte degli Stati Uniti, hanno pesato e pesano sulle condizioni di vita del popolo venezuelano. I soldi del Venezuela, destinati agli acquisti di alimenti e medicine o al pagamento del debito estero – che non si può più negoziare -, vengono bloccati nelle banche statunitensi o europee.

La principale impresa petrolifera del Venezuela, la Citgo, che ha sede negli USA, è stata espropriata da Trump, il cui governo sanziona chiunque voglia fare affari con il governo bolivariano. Tuttavia, neanche quando il costo del barile di petrolio è passato da oltre 100 dollari a 20, sono state chiuse o privatizzate le scuole. Anzi, il governo di Nicolas Maduro ha aumentato ancor di più le politiche pubbliche, continuando il piano di ridistribuzione della ricchezza iniziato da Hugo Chavez.

La cosiddetta “tempesta perfetta”, prevista da Donald Trump, non si è perciò realizzata. E oggi il Venezuela, “è un paese in pace”, in dialogo con quella parte dell’opposizione venezuelana che non chiede l’invasione armata del proprio paese e che vuole partecipare alle prossime elezioni parlamentari. Quella che si svolgerà nel 2020 sarà l’elezione n. 26, dopo le 25 già realizzate in Venezuela nel corso di vent’anni di socialismo bolivariano, che ha scontato comunque due sconfitte, e che le ha ammesse, come si confà a un paese democratico e trasparente.

Un paese che non coincide affatto con l’immagine diffusa dai grandi media, ha detto il viceministro, invitando i giornalisti a far onore alla professione. Un incontro a tutto campo, durato oltre tre ore, durante le quali è apparsa evidente la disinformazione interessata che esiste sul paese bolivariano. A ulteriore riprova, il caso di due deputati di origine italiana, finiti sotto inchiesta per gravi imputazioni, da mesi rifugiati nell’ambasciata italiana in Venezuela nonostante su di loro non pendesse nessun mandato di cattura.

Il governo bolivariano ha consentito che tornassero in Italia insieme al senatore Pierferdinando Casini, giunto appositamente in Venezuela. La gestione mediatica, invece, ha raccontato le cose diversamente, snaturando i fatti.
William Castillo è stato invitato in Italia per partecipare alla Fiera del libro di Roma, dove ha presentato il volume Hugo Chavez, così è cominciata, edito da PGreco. Una raccolta di documenti inediti che mostrano la profonda relazione di Chavez con la sinistra radicale venezuelana, di cui ha fatto parte il fratello maggiore, Adán, presente nel libro.

Dopo la partecipatissima presentazione alla Fiera, accompagnato da docenti, studenti e intellettuali, e dall’incaricata d’Affari Maria Elena Uzzo, il viceministro ha discusso con i movimenti popolari al Laboratorio Granma in un affollato incontro, organizzato dalle BRICS-PSUV Italia e dal CONAICOP.

Un’occasione per presentare anche in Italia i risultati del Congresso internazionale della comunicazione, che ha approvato l’istituzione di una università internazionale della comunicazione e un’agenda di lotta comune contro il capitalismo.
Il dibattito è poi proseguito a Pavia, al circolo Arci Radio Aut, dove un pubblico di giovanissimi studenti e lavoratori ha discusso con il viceministro e con il viceconsole di Milano Eduardo Barranco, e ha potuto così conoscere da vicino la rivoluzione bolivariana, una speranza concreta che travalica il continente latinoamericano.

La tappa successiva si è svolta a Genova, nella grande sala del circolo Bianchini di Rifondazione Comunista e di Italia-Cuba. Anche in questo caso, pubblico numeroso e partecipe, questa volta composto da persone di tutte le età, che ha visto la presenza di molte sigle della sinistra genovese, dei lavoratori del porto e degli studenti. Un piccolo miracolo di unità a sinistra, compiuto dalla rivoluzione bolivariana, vero e proprio faro di resistenza per tutti i popoli intenzionati a costruire un’alternativa al capitalismo anche in Europa. Ad accompagnare il viceministro, anche il console di Milano Giancarlo Di Martino.

Il giro si è concluso nella Casa del Popolo di Campobasso, in un ultimo dibattito approfondito e partecipato, introdotto da Italo Di Sabato, dell’Osservatorio contro la repressione. Nutrita la presenza delle compagne, interessate a conoscere più da vicino la rivoluzione bolivariana, che si definisce femminista e socialista, e dove le donne dirigono oltre il 70% degli organismi del potere popolare. Di fronte ai tanti inviti ricevuti da molte parti d’Italia, William Castillo ha promesso di tornare. Ma, intanto, tocca a chi resta fare la propria parte. Difendere il Venezuela bolivariano – è stato detto negli incontri -, significa difendere la possibilità concreta di invertire la rotta anche in Italia.

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