Sin dal suo insediamento dopo aver stravinto le elezioni e spazzato via tramite le urne le forze golpiste che avevano rovesciato il governo di Evo Morales, il presidente Luis Arce, da buon economista avveduto ha allontanato la nefasta presenza del Fondo Monetario Internazionale da La Paz.
La linea della Bolivia è confermata dal presidente in un’intervista rilasciata all’emittente RT.
Arce ha ribadito di non condividere la politica economica del Fondo monetario e ha sostenuto di non aver mai accettato, né intende accettare, i crediti offerti dall’organismo internazionale che tanti danni ha prodotto in giro per il mondo e particolarmente in America Latina negli anni della cosiddetta “larga noche neoliberal”.
Il presidente ha poi spiegato che quanto ricevuto dal governo golpista di Jeanine Áñez era un prestito, mentre invece la sua amministrazione ha ricevuto “una assegnazione di diritti speciali di prelievo (DSP)”.
I Diritti Speciali di Prelievo sono una componente delle riserve ufficiali gestite dalle banche centrali del paesi membri del Fondo Monetario Internazionale. Non sono una valuta vera e propria, ma piuttosto un diritto di acquisire una o più delle valute liberamente utilizzabili detenute nelle riserve ufficiali dei paesi membri. In periodi di crisi (come questo segnato dalla pandemia) l’utilizzo dei DSP da parte, solitamente, degli Stati membri più piccoli del FMI, mira a rassicurare i mercati finanziari che la loro banca centrale può avere accesso a liquidità in valuta estera senza dover vendere le proprie attività di riserva sui mercati valutari.
Per quanto riguarda invece il credito preso dal governo golpista, Arce ha spiegato che tale accordo tra i golpisti e il Fondo Monetario Internazionale avrebbe “compromesso la valuta boliviana”.
Di fronte a questa situazione, l'attuale presidente della Bolivia ha riferito che la sua amministrazione ha deciso di restituire all'ente più di 350 milioni di dollari statunitensi, denaro che faceva parte del patto stipulato da Áñez nel 2020.
Il presidente boliviano ha ricordato che dal 2006 al 2019, prima del golpe, la Bolivia ha mantenuto una crescita economica sostenibile in maniera sovrana, quindi richiedere crediti al FMI avrebbe colpito la politica che ha dato al Paese andino successo in questo senso.
I paesi che invece decidono di sottomettersi a organismi come il Fondo Monetario Internazionali finiscono devastati dalle politiche neoliberisti e svuotati di ogni sovranità, in primis sulle politiche economiche.
Concluimos la jornada conversando con el economista y profesor, @JeffDSachs. Le explicamos el éxito de nuestro Modelo Económico Social Comunitario Productivo, que puso a #Bolivia en los primeros sitios de crecimiento desde 2006, y con el que ahora reconstruimos nuestra economía. pic.twitter.com/xBtBf4NKcX
— Luis Alberto Arce Catacora (Lucho Arce) (@LuchoXBolivia) September 24, 2021
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