Iran e Cina avviano l'attuazione del piano di cooperazione di 25 anni

14 Gennaio 2022 22:38 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Il ministro degli Esteri iraniano Hosein Amir Abdolahian e il suo omologo cinese Wang Yi hanno annunciato oggi l'attuazione e l'avvio dell'accordo di cooperazione strategica e globale della durata di 25 anni , firmato il 27 marzo 2021 tra i due paesi, nell'ambito dello sviluppo di collaborazione bilaterale in vari settori tra cui politico, economico e culturale.

A questo proposito, Amir Abdolahian ha descritto l'ampia cooperazione dell'Iran con i paesi vicini e alleati nella regione, compreso il gigante asiatico, come una delle priorità di politica estera del governo del presidente persiano Seyed Ebrahim Raisi.

Allo stesso modo, ha sottolineato il proseguimento del ruolo costruttivo della Repubblica islamica negli sviluppi dei paesi regionali, compreso il "mantenimento e rafforzamento della sicurezza della trasmissione dell'energia".

Amir Abdolahian consegna il messaggio scritto del presidente iraniano

In occasione dell'arrivo del capodanno cinese, il ministro degli Esteri persiano ha espresso le congratulazioni del presidente iraniano al suo omologo cinese, Xi Jinping, consegnando anche un messaggio scritto.

Secondo Amir Abdolahian, il messaggio del presidente iraniano affronta questioni importanti come l'attuazione del contratto di 25 anni tra i due Paesi, oltre a varie questioni regionali e internazionali.

"Gli USA devo rimediare all'errore di aver abbandonato unilateralmente il JCPOA”

Da parte sua, il ministro degli Esteri cinese ha sottolineato la volontà di Pechino di sviluppare la cooperazione con Teheran nei settori della finanza, dell'energia, delle banche e della cultura, nonostante le sanzioni illegali imposte dagli Usa contro il popolo iraniano.

In questo senso, esprimendo il pieno sostegno della Cina alla posizione razionale dell'Iran sull'accordo nucleare —ufficialmente chiamato Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA)—, il capo della diplomazia cinese ha criticato le "politiche moleste" degli Stati Uniti nei negoziati di Vienna, per poi sollecitare Washington a correggere gli errori commessi al momento del ritiro dal patto nel 2018.

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