Niente sanzioni: il diesel russo arriva in Brasile. Rotto il dominio USA sui carburanti

06 Ottobre 2022 15:55 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Le sanzioni statunitensi evidentemente non costituiscono un problema. Infatti, nonostante le sanzioni imposte da Washington contro la Russia, circa 35 milioni di litri di gasolio importati da Mosca sono arrivati in Brasile nell'ambito di una partnership tra le due nazioni.

Lo ha annunciato il ministro brasiliano delle Miniere e dell'Energia, Adolfo Sachsida, precisando che altre spedizioni sono previste per ottobre.

"Circa 35 milioni di litri di gasolio importati dalla Russia sono arrivati al porto di Santos. Sono in corso altre operazioni di importazione di gasolio russo. Nuove spedizioni sono previste per ottobre, aumentando la concorrenza e facendo scendere i prezzi del carburante", ha confermato il ministro tramite il suo account Twitter.

Da parte sua, il ministro degli Esteri Carlos França ha confermato che il governo brasiliano cercherà di importare quanto più gasolio possibile dalla Russia.

Il Brasile è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, ma non è in grado di raffinare abbastanza carburante per soddisfare la domanda interna. Una situazione che ha fatto impennare i prezzi di diesel e benzina negli ultimi mesi.

Inoltre, alla fine dell'estate brasiliana, il prezzo al dettaglio del carburante per autotrazione in Brasile ha raggiunto il massimo storico, con un impatto sull'inflazione nel Paese sudamericano.

La nave cisterna con il carburante è arrivata al porto di San Paolo, dopo che il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo brasiliano Jair Bolsonaro hanno concordato lo scorso luglio l'arrivo di gasolio russo.

Questo ha fatto aumentare l'inflazione nel Paese. Il Brasile importa circa un terzo della quantità di gasolio necessaria per il suo mercato.

Con l'arrivo del diesel in Brasile, la Russia rompe uno dei principali mercati del settore che era fornito dagli Stati Uniti.

Il governo del Brasile intanto conferma di essere un alleato ideologico degli Stati Uniti, ma di non praticare questa politica quando c'è una necessità economica.

Fino a questo momento, il governo brasiliano ha mantenuto una posizione neutrale nei confronti delle sanzioni dell'UE e degli USA rifiutando di aderire alle politiche sanzionatorie contro la Russia.

Proprio in vista del ballottaggio previsto alla fine di questo mese ci si domanda se una vittoria di Lula al ballottaggio possa far cambiare posizione nei confronti dell’Ucraina e delle sanzioni alla Russia al gigante sudamericano.

In un’intervista rilasciata lo scorso mese di settembre alla rivista Time, Lula spiegava: “Lui (il presidente ucraino Volodymir Zelensky) voleva la guerra. Se non voleva la guerra avrebbe negoziato un po' di più. Ecco come stanno le cose. Ho criticato Putin quando era a Città del Messico, dicendo che è stato un errore invadere. Ma non credo che nessuno stia contribuendo alla pace. Viene fomentato l'odio contro Putin. Questo non risolverà il problema. Bisogna incoraggiare un accordo, ma c'è un incoraggiamento (al confronto)!".
"A volte vedo il presidente dell'Ucraina in televisione come se stesse festeggiando, ricevendo una standing ovation da tutti i parlamenti, capite? Quell'uomo è responsabile quanto Putin. È responsabile quanto Putin.
Biden potrebbe dire: ‘Parliamo ancora un po’’. Non vogliamo l'Ucraina nella NATO, punto e basta. Non è una concessione”.

Sempre a settembre, durante un evento all'Università statale di Rio de Janeiro (UERJ) Lula affermava: “Se vinciamo e la guerra non è finita, parleremo con loro e diremo che la guerra non interessa a nessuno, solo ai trafficanti di armi, e noi vogliamo vendere cultura, libri, cibo all'umanità”.

In vista del ballottaggio

Dopo il primo turno elettorale le squadre di Lula e quella del del presidente Jair Bolsonaro si stanno mobilitando freneticamente per ottenere il maggior numero possibile di sostenitori per il secondo turno elettorale previsto il 30 di ottobre.

La differenza tra l’ex presidente Lula, che ha vinto domenica con il 48,43% dei voti, e Bolsonaro, che ha ottenuto il 43,20%, è stata di 6,18 milioni di voti.

Oltre 38 milioni di persone hanno votato scheda bianca, non valida o non hanno votato. Lula e Bolsonaro cercheranno di ottenere queste preferenze per vincere le elezioni. Descritte come le più polarizzate della storia del Paese.

Altro obiettivo sarà quello di accaparrarsi i quasi 10 milioni di elettori che hanno votato per altri candidati.

Finora 14 dei 32 partiti politici hanno dichiarato il loro sostegno a Lula, del Partito dei Lavoratori (PT), e quattro a Bolsonaro, del Partito Liberale (PL).

Anche se il quadro sembra favorevole a Lula, la verità è che le quattro formazioni che sostengono il leader dell'estrema destra hanno il maggior numero di deputati e fanno parte del nucleo "centrao", un gruppo influente di partiti conservatori nel Congresso.

Altri 14 partiti non si sono ancora schierati o si sono dichiarati neutrali.

La senatrice di centro-destra Simone Tebet e il senatore di centro-sinistra Ciro Gomes, rispettivamente terzo e quarto al primo turno e che insieme rappresentano il 7,2% dei voti, ovvero 8,5 milioni di persone, hanno dichiarato il loro sostegno a Lula.

"Mi dispiace che la democrazia brasiliana si sia ridotta a un punto tale da lasciare ai brasiliani due opzioni, a mio avviso, insoddisfacenti", ha commentato Gomes poco dopo l'annuncio del suo partito, il Partido Demócrata Trabalhista (PDT). Gomes non ha nemmeno fatto il nome di Lula, di cui è stato un duro critico negli ultimi anni, il che, secondo gli analisti, non aiuta la sua posizione.

Da parte sua, Tebet ha dichiarato: "Voterò per lui (Lula) perché riconosco il suo impegno per la democrazia e la Costituzione, non lo riconosco all'attuale presidente".

Altri importanti sostenitori di Lula sono stati il senatore José Serra (PSDB) e l'ex presidente Fernando Henrique Cardoso (1995-2003), storico leader del Partito della socialdemocrazia brasiliana (PSDB).

Bolsonaro invece punta all’accordo con i governatori. Ha stretto patti con i governatori dei tre Stati più popolosi: a San Paolo con Rodrigo Garcia - che ora è fuori gara -, a Minas Gerais e Rio de Janeiro con Romeu Zema e Cláudio Castro, rispettivamente. Sia Zema che Castro sono stati rieletti al primo turno.

"Ora che il Brasile ha bisogno di andare avanti, credo molto di più nella proposta del presidente Bolsonaro che in quella del suo avversario", ha dichiarato il governatore di Minas Gerais, uno Stato chiave nelle elezioni, che ha il secondo collegio elettorale più grande, dietro solo a San Paolo.

Dalla ritorno alla democrazia del Paese, tutti i candidati che hanno vinto le elezioni hanno vinto a Minas Gerais. Nel primo turno Lula ha qui ottenuto il 48,29% dei voti con Bolsonaro fermo al 43,6%.

Il presidente ha ricevuto anche il sostegno del suo fedele alleato, il governatore Ibaneis Rocha (MDB), del Distretto Federale, e Ratinho Junior, dello Stato di Paraná.

Inoltre, l'ex giudice e senatore eletto Sergio Moro (Unione Brasile) si è espresso a suo favore. "Contro il progetto di potere del Partito dei Lavoratori, dichiaro il mio sostegno a Bolsonaro al secondo turno", ha annunciato Moro, che da magistrato ha imprigionato Lula nell'ambito dell'Operazione Lava Jato. Anche se poi l’ex presidente è stato scagionato dalle fallaci accuse di Moro.

L'ex giudice è stato ministro della Giustizia di Bolsonaro, ma si è dimesso dopo aver accusato il presidente di presunte interferenze nella Polizia federale.

Il primo sondaggio pubblicato dopo la tornata elettorale del 2 ottobre assegna a Lula il 51% dei voti e a Bolsonaro il 43%, una vittoria più stretta rispetto alle previsioni di alcune settimane fa.

Al primo turno, i sondaggi sono stati più precisi riguardo i voti alla sinistra, ma si sono sbagliati sull'ultradestra, che era data al 36% e ha ottenuto il 43,20%, contro il 48,43% del suo avversario.

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