Bloomberg: Pressioni di Arabia Saudita ed Emirati sulla UE per revocare le sanzioni alla Siria

L'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti stanno esercitando pressioni con diversi alleati europei per ripristinare le relazioni diplomatiche con la Siria e allentare le sanzioni economiche sulla nazione dilaniata dalla guerra, secondo fonti che hanno parlato con il portale Bloomberg.

Gli sforzi dei paesi del Golfo vanno avanti “da mesi a vari livelli”, con un'attenzione particolare alla revoca delle sanzioni, poiché i funzionari sostengono che “le mosse diplomatiche per porre fine al conflitto di 12 anni sono inutili a meno che le sanzioni non vengano allentate per aiutare rilanciare l'economia al collasso della Siria".

Secondo quanto riferito dai funzionari del Golfo, la ripresa economica della Siria potrebbe aprire le porte al ritorno di milioni di rifugiati siriani in patria, allentando a sua volta la pressione sui paesi della regione che hanno sopportato il peso maggiore della crisi dei rifugiati creata dalla guerra sponsorizzata dall'Occidente. vale a dire Libano, Giordania e Turchia.

Dopo anni di sostegno a gruppi estremisti che cercavano di rovesciare il presidente siriano Bashar al-Assad, Riyadh e Abu Dhabi hanno recentemente ripristinato le relazioni con Damasco, attirando le ire dell'occidente.

L’articolo di Bloomberg coincide con l'arrivo in Francia del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il quale incontrerà il presidente francese Emmanuel Macron per “discutere il rapporto tra Parigi e Riad” e temi relativi all'Asia occidentale e alla comunità internazionale, secondo ad un comunicato diffuso dall'Eliseo.

Tuttavia, nonostante gli sforzi segnalati dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, ieri l'alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha affermato che la politica dell'UE nei confronti di Damasco "non cambierà".

“Temo che siamo molto, molto lontani dalla piena e completa attuazione della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e da una soluzione duratura alla crisi in Siria. In effetti, è chiaro che il progresso si è completamente fermato. Tuttavia, i segnali di speranza non possono essere ignorati", ha sibillinamente dichiarato Borrell durante la 7a Conferenza sul sostegno alla Siria a Bruxelles.

Borrell - che l'anno scorso è stato preso di mira per commenti razzisti contro le nazioni del Sud del mondo - ha rimproverato gli stati dell'Asia occidentale per aver normalizzato i legami con Damasco.

“C'è un processo di normalizzazione delle relazioni tra un certo numero di stati arabi e il regime di Damasco. Stiamo anche seguendo i tentativi di Turchia di risolvere alcuni dei suoi problemi attraverso il contatto con il regime siriano. Non è questa la strada che l'UE prenderebbe. Vedremo presto se questi sforzi convinceranno il regime di Damasco ad avviare un dialogo con gli Stati del Golfo e i Paesi arabi su vari aspetti della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha ribadito il capo della diplomazia europea.

Anche i funzionari statunitensi hanno recentemente iniziato a spingere per creare una legislazione, non solo per ulteriori sanzioni, ma per impedire la normalizzazione araba contro la Siria. In pratica, si sanzioneranno coloro che ripristineranno o hanno già ripristinato le relazioni diplomatiche con Damasco. Risultato? Il Mediterraneo orientale tutto, Aaia occidentale, si dirigerebbe sempre più verso Cina e Russia, come già sta facendo, con ripercussioni che pagheranno gli stati europei, in particolare sull'approviggioanmento energetico.

Quanto converrà ancora, dunque, questo atteggiamento suicida, specie dell'UE, di obbedire ciecamente a Washington?

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