Il veto sulle sanzioni e il "Pivot to Russia": il ricatto di Tsipras contro la Troika sul debito


Dopo lo stallo e il ritardo per la posizione assunta dal nuovo governo greco, nella serata di ieri i ministri degli Esteri dell'UE hanno alla fine raggiunto un accordo per estendere di sei mesi le sanzioni contro alcune personalità della Russia e dell'Ucraina. "La decisione sarà presa alla prossima riunione dei ministri degli Esteri il 9 febbraio", ha dichiarato la responsabile della Politica Estera Mogherini, precisando che l'ultima parola spetta comunque ai Capi di Stato e di governo europei. Decisivo a tal proposito sarà il vertice a Bruxelles del 12 febbraio prossimo quando sarà presente Alexis Tsipras.
Le sanzioni europee richiedono l'umanità per essere attuate e il potenziale veto greco potrà bloccare o minacciare di fare ogni ulteriore misura. E' una carta che Tsipras potrà giocarsi e il tutto grazie all'errore epico strategico dell'Unione Europea, ironizza Zero Hedge, di permettere ad un paese membro di esprimere la sua opinione in modo democratico.
Il potenziale pivot russo-greco indicato dal blog americano nei giorni scorsi è stato poi ipotizzato anche da Greg Gibbs di RBS che ha dichiarato che ci sono serie “preoccupazioni che il governo greco possa minacciare il veto alle sanzioni alla Russia in cambio di un alleggerimento del debito. Il che alimenterebbe le paure di uno scontro”.
Di sicuro, la Germania, alla cui opposizione teatrale alla monetizzazione dei debiti si aggiunge quella alla rivolta di Tsipras, è in fermento. Il ministro dell'economia Gabriel ha gettato ulteriore benzina sul fuoco: “La Grecia non dovrebbe affliggere il resto d'Europa con i suoi dibattiti politici interni. Non possono incolpare i propri creditori dei problemi e delle diseguaglianze interne”. Gabriel lo ha dichiarato al Parlamento tedesco, precisando poi che la Grecia dovrebbe restare nell'euro, ma il nuovo primo ministro Tsipras “deve rispettare i termini del salvataggio. Tutti devono rispettare la decisione democratica degli elettori e il diritto del governo eletto di decidere il suo corso, ma gli altri cittadini europei non devono pagare il peso dei cambiamenti interni della politica greca”.
Fino a quando, in altre parole, le banche europee (più che i cittadini) possono continuare a lucrare sulla carcassa greca, nessuno in Europa dirà niente. Ma il cambiamento che vuole imprimere Tsipras non è tollerato dall'elite di Berlino, Bruxelles e Francoforte. E la conferma che improvvisamente la piccola Grecia potrebbe determinare un grande cambiamento viene dal ministro degli affari esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, secondo cui le nuove sanzioni alla Russia sono ora rese complicate dal “nuovo governo greco”.
La Grecia ha ora due carte da giocare: può, in primo luogo, usare il suo potere di veto per bloccare la politica estera americana in Ucraina e chiedere un livellamento del suo debito in cambio di un voto positivo alle nuove punizioni che vuole imporre John Kerry alla Russia; o può, in secondo luogo, semplicemente arrivare ad uno strappo e accettare un'offerta migliore da parte della Russia e dei Brics, le cui disponibilità potrebbero essere relativi ora che il petrolio sta crollando, ma che potrebbero presto tornare interessanti per Atene con il crollo ormai prossimo del mercato del gas di scisto americano. E, se questo dovesse accadere, sarebbe meglio, sottolinea Zero Hedge, non ricordare a Bruxelles che il punto 40 del Manifesto di Syriza parla di “chiusura di tutte le basi estere in Grecia e il ritiro dalla Nato”.
Business New Europe era arrivato a scrivere che il nuovo governo greco era “il cavallo di troia russo all'interno dell'Unione Europea”. La decisione di ieri sera del ministro degli esteri greco di accettare la posizione dei 28 sembra far rientrare questa ipotesi, ma è chiaro che Tsipras utilizzerà il potenziale veto sulla crisi in Ucraina in vista del summit del 12 febbraio come importante carta da giocare sul tavolo negoziale del debito con la Troika. Sequest'ultima non dovesse accettare le sue condizioni e il nuovo governo Syriza dovesse arrivare ad una rottura, conclude Zero Hedge, si potrebbe assistere ad uno spostamento di potere in Europa in cui i grandi vincitori sarebbero Grecia e Russia (e tutti i paesi europei, Italia soprattutto, che con le sanzioni a Mosca avevano scelto l'eutanasia economica); mentre i grandi sconfitti potrebbero rilevarsi i tecnocrati non eletti di Bruxelles che, forse, non potranno obbedire diligentemente agli ordini di Kerry.
Non a caso dall'Ansa apprendiamo che la "Russia è disponibile a fornire aiuti finanziari alla Grecia". Lo ha dichiarato in un'intervista esclusiva alla Cnbc a Mosca il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov. La Grecia non ha ancora avanzato alcuna richiesta, ha precisato il ministro ma “se lo facesse lo prenderemo seriamente in considerazione”.

Tra il 12 febbraio - incontro a Bruxelles tra i capi di Stato dell'Ue con Tsipras - e i summit del governo Syriza con la Troika in vista della fine degli "aiuti" del Memorandum previsto il 28 febbraio, sapremo se la nuova Grecia prenderà una via di rottura con le imposizioni passate utilizzando anche lo scenario del "Pivot to Russia" o si piegherà al servilismo tipico di Papandreou e Samaras. Poche settimane di pazienza e avremo un giudizio definitivo sul nuovo (o meno) corso di Tsipras.

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