Gli Usa potrebbero scongelare il conflitto in Transinistria per provocare Putin


di Eugenio Cipolla


Sullo sfondo della crisi ucraina, al momento congelata ma per nulla risolta, c’è una bomba che potrebbe esplodere presto. Il detonare è nelle mani di Barack Obama che, non avendo ancora deciso se fornire ufficialmente armi letali all’Ucraina, sta pensando di intraprendere una strada alternativa, ossia quella di scongelare il conflitto in Transnistria per provocare Vladimir Putin, constringendolo ad un intervento militare.

A ventilare questa ipotesi, nei giorni scorsi, è stata la rivista francese Nations Presse, mensile indipendente ma che negli ultimi tempi si è avvicinato molto alle posizioni del Front National di Marine Le Pen. A maggioranza russofona, popolata per il 60% da russi e ucraini, la Repubblica moldava di Pridnestrovia (più comunemente nota come Transnistria) è nata nel 1990, un anno prima della caduta dell’Unione Sovietica. Allarmati dalla possibilità di una annessione della Moldavia alla Romania, i separatisti della riva sinistra del Dniester, il fiume che attraversa Tiraspol, diedero vita a questo piccolo stato in terra moldava, oggi de facto indipendente ma non riconosciuto dalla comunità internazionale (Usa e i suoi alleati).
Dopo un conflitto di appena 142 giorni nel 1992, durante il quale la Moldavia tentò di risolvere con la forza il problema, si arrivò a un accordo attraverso la creazione di un comando militare comune, la Joint Control Commission, che a tutt’oggi garantisce la pace nel territorio della Transnistria grazie a una forza di peacekeeping composta da cinque battaglioni russi, tre moldavi e due trasnistri. Ma la pace potrebbe presto finire, perché, scrive Nations Presse, il «desiderio di disgelo di vecchi conflitti si inserisce nel piano geostrategico americano per la regione. Con il rafforzamento della Nato nei paesi baltici e in Polonia, e con l’arrivo di blindati e aereomobili delle truppe statunitensi negli altri paesi che appartenevano al Patto di Varsavia, è ormai chiaro che stiamo assistendo ai preparativi degli Usa per far degenerare la situazione attraverso la creazione di un conflitto regionale».
Le prime avvisaglie di questo piano si sono avvertite un paio di settimane fa, quando Petro Poroshenko, ospite del presidente romeno Johannis Klaus, ha detto che l’Ucraina è favorevole a una risoluzione del conflitto e ad «aiutare la Moldavia, sovrana e indipendente, a ripristinare la propria integrità territoriale, reintegrando la Transnistria». Parole che a molti sono suonate come un avvertimento circa le future intenzioni dell’occidente.
Il colonnello Igor Strelkov, militare russo oggi in pensione e veterano di guerra (ha partecipato a molti conflitti militari come quelli in Serbia, Bosnia, Transnistria e Ucraina), sulla propria pagina del social russo Vkontakte ha scritto che «secondo gli abitanti della regione di Odessa, una colonna con attrezzature militari e truppe ucraine è in movimento verso il confine con la Transnistria». Le informazioni sono ovviamente da confermare, ma, nel caso in cui fossero vere, potrebbe costringere i russi ad intervenire (la Crimea è a soli 350 km), innescando l’ennesimo conflitto a distanza tra Russia e Usa.

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