Tony Blair l'uomo che voleva pacificare il Medio Oriente e ora ispira solo Renzi



“Tony Blair che si dimette da inviato di pace dopo 8 anni è stato salutato quasi dovunque con un misto di dure critiche, derisione e sollievo. Si era detto che aveva destinato tre giorni al mese alla faccenda e che dedicava il resto del tempo ai suoi interessi economici”. Questo scrive Patrick Cockburn sulle voci delle dimissioni di Blair dal suo incarico diplomatico come inviato di pace in Medio Oriente per il Quartetto formato da Onu, Stati Uniti, Ue e Russia, con il compito di guidare gli sforzi per sostenere l'economia e le istituzioni palestinesi in preparazione di un’eventuale statualità. Fondato nel 2002, il Quartetto è stato ampiamente messo da parte negli ultimi due anni del "processo di pace" (lo chiamano ancora così) portato avanti principalmente dall'amministrazione Obama. Questi negoziati sono naufragati lo scorso anno.
Blair non ha alcun ruolo formale nei negoziati di pace, ma la mancanza di progressi su questo fronte ha portato i critici a mettere in discussione quello che ha raggiunto in quasi otto anni, mentre la sua vicinanza percepita ad Israele lo ha subito messo in cattiva luce agli occhi dei palestinesi.
Voci di dimissioni o almeno di un ruolo alternativo da poter ricoprire sono state riportate dal Financial Times che le riconduce ad “affari economici privati intrattenuti da Blair spesso con gli stessi interlocutori delle sue negoziazioni pubbliche”. Sul punto, Michele Paris “In particolare, i frequenti viaggi nella regione mediorientale da parte di Blair gli avrebbero permesso di negoziare una serie di contratti di “consulenza” tra la sua società, denominata Tony Blair Associates (TBA), e le monarchie assolute del Golfo Persico.
Secondo quanto riportato dal Sunday Times, l’affare più ghiotto per l’ex premier sarebbe stato un contratto con il ministero degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti. Il giornale londinese ha pubblicato una “proposta”, datata settembre 2014, per una “partnership strategica” tra le due parti”.
Ma ripercorriamo solo alcuni dei momenti della lunga e trasformista carriera di Blair, da politico e consulente. L'uomo che ha trasformato il partito laburista nella brutta copia del thatcherismo più sfreanto, l'uomo che voleva pacificare il Medio Oriente e che ora ispira il nostro premier Matteo Renzi:
L’incarico come inviato del Quartetto per il Medio Oriente gli è stato assegnato nel 2007. Blair è stato primo ministro britannico dal maggio 1997 al giugno 2007 e leader dell'opposizione dal luglio 1994 al maggio 2007. In entrambi i ruoli ha enfaticamente approvato un embargo nei confronti dell’Iraq che ha condannato a morte una media di 6.000 bambini al mese secondo le Nazioni Unite, poi è arrivato il dubbio dossier di Downing Street del 2003 utilizzato da Colin Powell alle Nazioni Unite per giustificare l’invasione e la successiva morte di circa un milione e mezzo di persone in un paese dove la metà della popolazione erano bambini. Il resto è storia: di concerto con Bush, Blair ha distrutto lo Stato iracheno aprendo le porte all’avanzata dello Stato Islamico.
Capitolo Libia. Documenti dell'ex leader libico Muammar Gheddafi, ottenuti da avvocati britannici, hanno fatto luce sul coinvolgimento del governo britannico di Tony Blair nella repressione di Tripoli contro i dissidenti libici. Lo stesso Blair che in un'intervista al Times si è detto sconvolto da quanto è successo in Libia nel 2011 con “Gheddafi che ha ordinato l'uccisione dei propri cittadini” e il suo consiglio all’ex leader libico di fare un passo indietro.
E invece quando Gaza è stata decimata di nuovo la scorsa estate, indifesa, senza esercito, marina o aviazione, subendo oltre 2.000 morti, tra cui circa 500 bambini, l’inviato per la Pace in Medio Oriente ha abbandonato la sua elegante postazione a Gerusalemme e ha dato una "festa di compleanno a sorpresa" per la moglie, con due mesi di anticipo, in una delle sue sette case nel Regno Unito, al sicuro lontano dalla linea di fuoco - e non ha detto nulla sui bambini da salvare. Ha successivamente taciuto in merito alle 475.000 persone che a Gaza vivono in condizioni di emergenza, alle 17.200 case distrutte e alle 244 scuole danneggiate.
Ma Blair è sempre stato un uomo afflitto da conflitti e conflitti di interesse, scrive Chris Doyle, direttore del Consiglio per la comprensione arabo-britannica.
"Per mantenere il suo ruolo di Inviato del Quartetto, dice Doyle, Blair dovrebbe rispondere alle seguenti domande: Ha il tempo necessario e l'energia per ricoprire questo ruolo, dati tutti i suoi altri numerosi impegni? Può lavorare per un governo in Medio Oriente e consigliarne altri continuando ad essere visto veramente come una figura imparziale? Quando incontra i ministri degli Emirati Arabi Uniti preme per le donazioni a favore dei palestinesi con lo stesso entusiasmo che usa per promuovere i suoi affari? Può commentare sui media i conflitti regionali come quelli in Siria, Iraq e Libia, chiedendo l'intervento in tutti e tre i casi, conservando al contempo la fiducia dei palestinesi? Adotta il punto di vista degli Emirati Arabi Uniti su tutte queste questioni? Riuscirà mai a rendere noti tutti i suoi interessi commerciali in modo tale da escludere ogni conflitto di interesse può essere fatta?
Uno di questi interessi contrastanti è l'Egitto. Blair avrebbe concluso un accordo, finanziato dagli EAU per consigliare il governo egiziano. Eppure l'Egitto è direttamente e quotidianamente coinvolto nel conflitto palestinese. Si tratta di un partecipante attivo nel blocco di Gaza. Quando Blair si incontra con il presidente al-Sisi va a parlare di politica o di affari, va a promuovere gli affari egiziani o gli affari palestinesi?
Può Blair ricoprire efficacemente tutti questi ruoli: il diplomatico, l'uomo d'affari, il commentatore dei media e l’avvocato del diavolo?
Blair stesso ha, anche come primo ministro, sempre affermato la centralità della questione palestinese in Medio Oriente e l’importanza di risolverla. La logica vorrebbe quindi che Blair dedichi notevoli sforzi a questo fine. È realmente così? Il suo ufficio vi dirà che Blair ha viaggiato per i territori palestinesi - la parola occupati è raramente menzionata - più di 100 volte da quando ha assunto il ruolo di mediatore.
Tony Blair afferma che "Gaza è una metafora di tutto ciò che è sbagliato". I palestinesi di Gaza dicono lo stesso di Tony Blair, chiosa Doyle. L'inviato ha appena trovato il tempo nel suo fitto programma di appuntamenti per visitare la Striscia solo per la terza volta da quando ha assunto l’incarico di Inviato.
I palestinesi vedono un politico che non parla per loro, non ha chiesto la fine del blocco e dell’'occupazione. I leader palestinesi sono furiosi perchè Blair ha fatto pressioni contro il riconoscimento della Palestina alle Nazioni Unite.
Dopo la sua visita febbraio Gaza, Blair ha scritto che "20 anni dopo Oslo abbiamo bisogno di un nuovo approccio per Gaza e un nuovo approccio per la pace". Sherlock Holmes al suo culmine. Ma qualcuno può veramente credere che dopo otto anni Blair possa contribuire con nove idee, una nuova strategia a risolvere il conflitto israelo-palestinese? Dove sono queste idee che ci ha tenute nascoste per tutto questo tempo?
Questa farsa deve finire. Blair non ha nulla di nuovo da aggiungere. È una figura da status quo in un momento in cui lo status quo è un disastro. Troviamo qualcuno che metta la pace prima del denaro".

Il 19 novembre a Tony Blair, che in Iraq ha appoggiato un embargo che ha condannato a morte una media di 6.000 bambini al mese secondo le Nazioni Unite, è stato assegnato il Global Legacy Award da Save The Children. Justin Forsyth, direttore generale di Save the Children ed ex collabaratore di Blair, si è dovuto scusare pubblicamente per il personale e quanti si sono a mezzo stampa e con una petizione con oltre 100 mila firma dichiarati offesi da una decisione che ha avuto dell'incredibile. "So che molti dei nostri sostenitori e volontari sono stati molto turbati e anche il nostro staff, molti dei nostro personale, e mi dispiace molto per questo", ha dichiarato.

Questa farsa deve finire. Blair non ha nulla di nuovo da aggiungere. È una figura da status quo in un momento in cui lo status quo è un disastro. Troviamo qualcuno che metta la pace prima del denaro". Si diceva. Tanto peggio di così è impossibile fare. Ah no, è vero, si può continuare ad ispirare il nostro primo ministro.

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