Il Washington Post incorona Putin:«La guerra in Ucraina l’ha vinta lui»‏


di Eugenio Cipolla

Il tempo è galantuomo, si sa, e prima poi emette i suoi responsi. Chissà se lo pensa anche Vladimir Putin, chissà se il capo del Cremlino gongola, osservando l’andamento di alcuni questioni internazionali delicate che lo hanno rimesso al centro della scena dopo alcuni mesi di buio, che hanno visto il suo paese, la Russia, affrontare diverse difficoltà a causa delle nuove tensioni tra Mosca e Washington. La scelta di mandare uomini e armi in Siria in un momento come questo ha creato l’immagine di un Putin decisionista e determinato, unico tra i leader europei a prendere una decisione drastica contro l’avanzata inesorabile dell’Isis, in controtendenza rispetto al temporeggiamento suicida dell’amministrazione Obama.
 
Tra due settimane Putin sarà a New York, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ lì, secondo quando riferito dal suo portavoce, Dmitri Peskov, che solleverà la questione della Siria. Anche perché Mosca «ritiene le forze di Damasco che fanno capo ad Assad le uniche a poter fermare l’avanzamento dello Stato Islamico». In questo contesto, il presidente russo avrà un incontro con Papa Francesco. Il Santo Padre interverrà il 25 settembre, mentre Putin tre giorni dopo. Tra queste due date, riferiscono fonti diplomatiche, ci sarà un colloquio tra i due e sarà l’unico incontro privato con un capo di Stato previsto nell’agenda di Papa Bergoglio. Putin, sottolineano, avrà modo di ascoltare le idee e le proposte del Pontefice sulla crisi in Siria. Un dialogo, quello sulla Siria tra Mosca e la Santa Sede, che va avanti da diverso tempo.
 
Intanto, sul fronte ucraino, un paio di giorni fa il Washington Post, con un articolo a firma di Marvin Kalb, ha incoronato il leader del Cremlino, sottolineando come il vero vincitore della guerra che ha sconvolto l’ex repubblica sovietica nell’ultimo anno e mezzo sia proprio lui. “Putin won his war” titola l’articolo del quotidiano americano. Secondo Kalb, alla base dei motivi che hanno fatto calare il sipario mediatico sulla crisi in Ucraina c’è proprio il fatto che «Putin sembra aver vinto la sua piccola guerra e i suoi critici occidentali guardano da bordo campo, impotenti e pieni di rabbia».
 
Circa un anno fa, il presidente russo doveva prendere uno delle più importanti decisioni della sua presidenza: se trovare un accordo con Poroshenko o utilizzare apertamente le sue truppe e i suoi carri armati per portare avanti una guerra. Di fronte alla prospettiva di una sconfitta dei ribelli filorussi, Putin ha raddoppiato, utilizzando mezzi e uomini che hanno attraversato il confine ucraino per poi tornare indietro. «Ha chiaramente voluto dimostrare a Poroshenko e ai suoi sostenitori occidentali – si legge – che in caso di guerra tra Russia e Ucraina, vincerebbe la Russia».
 
In uno scenario che ha visto Petro Poroshenko sempre meno sovrano rispetto alle influenze di Usa e Germania e sempre più ricattato dagli estremisti di destra, scrive Kalb, «Putin ha lentamente e inesorabilmente congelato il conflitto, proprio come ha fatto nel 2008 in Georgia. Tanto che oggi Putin può influenzare il corso degli sviluppi economici, politici e diplomatici in Ucraina molto più che i leader occidentali».  Insomma, il futuro dell’Ucraina passa dalle sue mani. «Che piaccia o no, la Russia è la potenza dominante in Europa orientale. Putin può tollerare un'Ucraina indipendente fintanto che è "amichevole" per gli interessi nazionali russi, Egli ha lasciato intendere che avrebbe voluto convocare una conferenza in stile Yalta, in cui lui e altri leader mondiali dovrebbero ridisegnare la mappa dell’Europa post 1991. Non è una possibilità molto probabile, ma Putin crede di avere tempo. L’Ucraina si dimena nel palmo della sua mano e vede i suoi avversari occidentali come deboli, divisi, corrotti».

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