Donetsk. Nel cuore della prima guerra civile europea del XXI° secolo (FOTO-RACCONTO)



di Maurizio Vezzosi
Spesso, nel caldo di Agosto, a Donetsk si ha la sensazione che l'ultima guerra vissuta dalla città sia stata quella terminata settant'anni or sono: eppure sono pochi i chilometri che la separano dalle trincee della prima guerra civile europea del XXI° secolo. Una guerra che, secondo le stime dell'ONU avrebbe già ucciso oltre seimila persone e feritone quindicimila, benché i numeri di altre stime siano fino a dieci volte maggiori. Inestimabili, forse, sono i danni che nel Donbass hanno subito abitazioni, tessuto produttivo ed infrastrutture. Lontano dai principali centri urbani e a ridosso del fronte i rifornimenti sono difficili e spesso mancano l'acqua e la corrente elettrica.
Secondo il governo dell'autoproclamata Repubblica di Lugansk i civili rifugiatosi in Russia sono oltre un milione e mezzo.

(introduzione tratta da “L'odore delle bombe nell'estate di Donetsk”, di Maurizio Vezzosi. Pubblicato da Osservatorio Balcani Caucaso)



Donetsk. La città venne fondata nel 1869 dal gallese John Hughes, sotto il nome di Jusovka (in russo: la città di Hugues) con i cui investimenti vennero costruite le prime miniere ed i primi stabilimenti metallurgici.
In epoca rivoluzionaria, durante il periodo della NEP (Nuova politica economica) data l'enorme produzione siderurgica la città cambiò nome in Stalino (in russo: la città dell'acciaio, diversamente da Stalingrado, la città di Stalin). Solo in epoca krushcioviana la città assunse il nome attuale di Donetsk prendendo la denominazione dall'affluente del Don, il fiume Donec'.


Sotto il cielo di Agosto uno dei tanti cumuli del materiale di scavo delle miniere che disseminano le campagne assume la grazia di una verdeggiante collina.


Una casa in periferia.


Uno scorcio del “Donbass Arena”, lo stadio costruito in occasione degli europei di calcio del 2012.
Lo Shaktar Donetsk, la squadra cittadina, di proprietà dell'oligarca Rihnad Akhemetov, dall'inizio del conflitto disputa le proprie partite nella città di L'vov, nell'Ucraina occidentale.


A qualche centinaia di metri dal fronte di Marinka, un sobborgo alla periferia sud-ovest di Donetsk, tra l'immondizia il particolare di alcuni arbusti seccati dal fuoco.


Una vecchia babuska (in russo: nonna, anziana signora) nel piazzale di fronte alla stazione ferroviaria.



Nei vagoni merci il carbone proveniente dalle miniere della zona destinato ad uno dei principali complessi siderurgici della città.


Un disegno attaccato nei corridoi dell'ospedale militare di Donetsk. Il gioco delle parti dell'Unione Europea, esercito e fascisti ucraini.


“Attenzione: zona pericolosa!”
Quel che resta del museo regionale di Donetsk


“Gloria ai partigiani ed ai resistenti del Donbass”.
Di fianco allo stadio della città il memoriale della Grande Guerra Patriottica.


Una vecchia Lada a Petrovskiy, un sobborgo della città.


Un trenino per i bimbi. Sullo sfondo V.I.Lenin, da cui prende il nome la piazza principale della città.


Un bimbo alle prese con lo zucchero filato durante la Festa del Minatore. Il 31 Agosto del 1935 A.G.Stakhanov ideando un particolare metodo organizzativo ispirato ai principi socialisti riuscì ad estrarre oltre 100 tonnellate di carbone in un solo turno di lavoro. In suo onore, nella Federazione Russa ed in tutti i territori ex-sovietici l'ultimo fine settimana di Agosto si celebra la Festa del Minatore.


Fiori d'estate. Sullo sfondo grandi manifesti celebrano la resistenza delle milizie popolari.




La “Real Cola”, la cola del Donbass.


Il profilo del bronzo di V.I.Lenin e la luce del tramonto.


Ivan. Ha perso la gamba in combattimento durante l'inverno. Non ne mostriamo il volto per ragioni di sicurezza.


La casa di Ivan colpita durante i bombardamenti a Maggio.


Svetlana. I bombardamenti ucraini le hanno devastato la casa ed ucciso la figlia.


Lo sguardo di Alina. Suo marito, Ivan ha perso una gamba in battaglia. L'artiglieria ucraina ha distrutto buona parte della sua abitazione ed ucciso sua madre.


Una donna di granito nei giardini di Piazza Lenin. Sullo sfondo la bandiera della Repubblica Popolare di Donetsk.



Una bimba guarda il tramonto sul fiume Kalmius.

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