L’Ucraina triplica le tariffe per il transito del gas russo. Europa a rischio stangata?


di Eugenio Cipolla
«Il nostro obiettivo per il 2016? Riprendere il controllo del Donbass e riportare la Crimea sotto le nostre leggi. Abbiamo un piano che si basa sulla partecipazione dei nostri partner, Unione europea e Stati Uniti, e di quei paesi che hanno firmato il memorandum di Budapest». Sono questi gli ambiziosi propositi per l’anno nuovo posti l’altro giorno da Petro Poroshenko. Il presidente ucraino, nel corso di una conferenza stampa, ha garantito che per tali obiettivi Kiev non intende utilizzare armi militari, ma solo ed esclusivamente strumenti diplomatici. L’ottimismo della leadership ucraina è apparso esagerato a molti analisti politici. In un momento in cui gli accordi di Minsk sono in una fase di stallo, niente sembra poter sbloccare la situazione. La riforma costituzionale che avrebbe dovuto garantire un nuovo status per le regioni separatiste è impantanata a causa dei veti incrociati tra le forze politiche, così come l’indizione di nuove elezioni locali anticipate negli oblast di Donetsk e Luhansk.
Nemmeno l’incontro tra il vicesegretario di Stato americano, Victoria Nuland, e uno dei principali consiglieri del Cremlino, Vladislav Surkov, lo scorso venerdì a Kaliningrad, è servito a sbloccare l’impasse. I due, secondo fonti del Dipartimento di Stato Usa, hanno discusso «la necessità di una completa applicazione degli accordi di Minsk, in stretta cooperazione con Ucraina, Germania e Francia». «E' stata una specie di brainstorming volto alla ricerca di compromessi per mettere in atto gli Accordi di Minsk», ha spiegato Surkov. In realtà i bene informati dicono che l’incontro con la Nuland era necessario per Mosca per mettere pressione su Kiev e convincerla a varare la riforma costituzionale che metterebbe fine al conflitto in Donbass.
Intanto sul fronte del gas, e della guerra commerciale tra Russia e Ucraina, si registra l’ennesima mossa delle autorità di Kiev. Dal primo gennaio 2016, Naftogaz, la società energetica statale ucraina, ha aumentato drasticamente le tariffe relative ai diritti per il transito del gas russo verso l’Europa. Come riportare l’agenzia stampa Ukrinform, la tariffa salirà a 7,9 dollari per mille metri cubi di gas ogni 100 dai 2,7 chiesti fino al 31 dicembre.
La decisione fa seguito alle nuove direttive emanate dalla Commissione nazionale di regolamentazione statale nei settori dell’energia e delle utilities lo scorso 29 dicembre. Così, se prima la tariffa per il transito dipendeva dal prezzo del gas, ora sarà determinata dalla nuova legge ucraina sul mercato del gas naturale.
Gli esperti ucraini ritengono che Kiev stia agendo in conformità col diritto nazionale e internazionale. Il colosso russo Gazprom non ha ancora accettato di pagare le nuove tariffe e molto probabilmente pagherà solo in parte per il transito del proprio gas verso gli acquirenti europei, in base alle precedenti condizioni di formazione delle tariffe. L’eventuale importo non pagato a Naftogaz, potrebbe essere registrato sotto forma di perdite per poi essere rivendicato in sede internazionale, attraverso l’attivazione di un arbitrato. L’ipotesi peggiore, per l’Europa, è che alla fine Gazprom, onde evitare ulteriori lunghe battaglie, possa accettare di pagare l’aumento e scaricare tutto sul prezzo del gas che arriva nelle nostre case. E in quel caso sarebbe una stangata.

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