Contrordine compagni! La "cyber propaganda" del Cremlino era a favore di Renzi!


Dopo aver passato mesi a provare a convincerci che la “cyber-propaganda del Cremlino” stesse attaccando Renzi e il governo con “fake news” (ridicolmente smascherato con la storica gaffe sull'account di Beatrice Di Maio, alias moglie di Brunetta), ora il mainstream compie una giravolta a 360 gradi mai vista prima. Si tratta di qualcosa di davvero incredibile anche per la nostra povera e famigerata stampa.

Lo fa con un articolo dell'Espresso dal titolo Mosca: “Renzi? Meglio di Salvini e 5 Stelle'. Così il Cremlino cambia strategia.” Secondo Riccardo Amati, nello specifico, Mosca avrebbe preferito la vittoria del sì nel referendum italiano. E porta a testimonianza le parole di Peskov, portavoce di Putin. Quest'ultimo, in realtà, ha solo dichiarato che il referendum “è una questione degli affari interni dell'Italia” e Mosca non ha “il diritto di commentare l'esito”. Su Renzi e le sue dimissioni aggiunge: “la Russia è grata al premier per essere stato un sostenitore di un dialogo attivo e costruttivo, finalizzato alla ricerca di soluzioni condivise”. Nessuna dichiarazione sbilanciata. Solo buon senso, rispetto della non ingerenza e sovranità altrui.

E allora da dove prende il buon Amati lo spunto per un titolo del genere? Da un articolo di Komsomolskaya Pravda, “considerato vicino al governo”. Più o meno come se da un articolo a caso di Espresso o Repubblica potessimo dedurre la linea di Palazzo Chigi. Questo è il livello del giornalismo italiano.

Però leggiamolo quanto dichiara il giornalista russo nella traduzione di Amati: "Matteo Renzi non ci ha mai fatto giuramenti di fedeltà né dichiarazioni d'amore, ma se [vincendo il referendum] avesse aumentato il suo potere [in Italia e in Europa], dato il suo pragmatismo, nei rapporti con noi si sarebbe ispirato alla convenienza economica e politica, piuttosto che a slogan populisti". Slogan che sarebbero legati a Lega e Cinquestelle.

Anche Butac ha tradotto l'articolo (tra l'altro il nome del giornalista russo riportato da Amati è anche errato) e ha scoperto che.... il termine populismo non viene mai utilizzato. "Slogan populisti", un'invenzione di Amati.

Quindi l'operazione de l'Espresso è stata più o meno quella di tradurre male appositamente un articolo per mandare un messaggio politico del Cremlino che in realtà non c'è mai stato. La bufala di Amati è pari e contraria a quelle de la Stampa, Blasting News (e tutto il mainstream che ne ha fatto da megafono internazionale) di una democrazia italiana a rischio perché spie russe, hacker sovietici e il Cremlino stesso operassero per denigrare il governo attraverso “fake news”.

Per concludere: Mosca prosegue nel rispetto della non ingerenza degli affari interni e la stampa italiana con le bufale. Nulla di nuovo quindi.

La Redazione

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