Saviano e il post pro-Navalny: un’occasione persa per evitare una pessima figura

di Eugenio Cipolla

Le proteste di domenica in Russia hanno accesso di nuovo i riflettori sullo scontro politico in atto nel paese guidato da Vladimir Putin. I fatti, almeno secondo quanto raccontato dai media occidentali, sono questi: il leader dell’opposizione russa Aleksei Navalny è sceso in piazza per protestare contro la corruzione ed è stato arrestato in qualità di massimo oppositore di Putin. I fatti, quelli veri invece, sono altri, sicuramente molto più complessi e meno superficiali di quanto raccontato dal sistema mediatico occidentale.

Sta di fatto, che le immagini della polizia russa che arresta centinaia di manifestanti hanno fatto il giro del pianeta, provocando una profonda indignazione in gran parte del cosiddetto mondo libero. In Italia alla questione è stato dato molto risalto, alcuni quotidiani hanno pubblicato “inchieste”, diversi telegiornali hanno dedicato lunghi servizi, mentre decine di giornalisti si sono precipitati a raccontare quanto sia brutto e cattivo Vladimir Putin, bello e buono Alexei Navaly. Tra questi non poteva mancare Roberto Saviano. Lo scrittore e giornalista di Repubblica ieri ha partecipato al carosello delle indignazioni contro il “dittatore” Putin, scrivendo un post per denunciare quanto successo.

«Ieri a Mosca – ha scritto Saviano - è stato arrestato il leader dell'opposizione Alexey Navalny e con lui tratte in fermo almeno altre 500 persone. Navalny è stato arrestato mentre manifestava in piazza contro la corruzione. Ma che governo è quel governo che vieta di manifestare contro la corruzione? È un governo che difende la corruzione e ne fa la sua prassi più comune. E che governo è quel governo che ritiene "provocazione" manifestare contro la corruzione? Il governo di Medvedev (cioè di Putin) considera nemico da abbattere chiunque abbia atteggiamento critico e pretende un controllo quasi militare su ogni aspetto della vita politica ed economica del Paese. Ed è spaventoso vedere come l'autoritarismo del governo russo generi simpatie anche in Europa. A chiunque elogi Putin consigliate di leggere "La Russia di Putin" di Anna Politkovskaja. Per quelle pagine (e non solo) è stata uccisa».

Nel post di Saviano ci sono diverse inesattezze, si spesa frutta della poco conoscenza di una realtà complessa come quella russa e dell’antico vizio italico di essere esperti di qualcosa a seconda della notizia del giorno. Vediamo quali.

«Ieri a Mosca è stato arrestato il leader dell’opposizione Alexey Navalny».



Questa affermazione è circolata con insistenza tra ieri e l’altro ieri. Ed è totalmente falsa. Noi lo abbiamo scritto a chiare lettere in tempi non sospetti (in questo articolo dello scorso 28 febbraio): Navalny non è il capo dell’opposizione. Per due semplici motivi. Si può considerare “leader dell’opposizione” un politico con l’1% dei consensi? Sarebbe come affermare che in Italia il leader dell’opposizione è Storace. E proprio come in Italia, anche in Russia l’opposizione è frammentata. E questo non rende possibile individuare un unico leader dell’opposizione.

«Navalny è stata arrestato in piazza mentre manifestava contro la corruzione. Ma che governo è quel governo che vieta di manifestare contro la corruzione?».

Il messaggio che passa attraverso questa affermazione è che Navalny è stato arrestato perché manifestava contro la corruzione. Ed è una cosa falsissima. Navalny è stato arrestato perché la manifestazione non era stata autorizzata. E l’autorizzazione per manifestare nel centro di Mosca non la dà il governo (vi immaginate se Palazzo Chigi dovesse gestire tutte le richieste di manifestazioni a Roma?), ma il Comune. Ora, dietro tutta questa vicenda, c’è una storia che nessuno ha raccontato, perché ovviamente fa più notizia dire che Putin è un dittatore che reprime la democrazia, piuttosto che la verità. E cioè che quanto successo domenica era ampiamente previsto da giorni. Il 18 marzo, ossia 10 giorni fa, il Comune aveva respinto la richiesta di Navalny di manifestare in una della vie più importanti di Mosca, la Tverskaya, a ridosso della piazza Rossa, per motivi di ordine pubblico (gli organizzatori avevano pianificato diversi eventi alla stessa ora e in diversi posti della città e per questo non si poteva garantire la sicurezza di abitanti e partecipanti). Quattro giorni dopo Navalny stesso aveva reso noto che le autorità non gli avevano del tutto proibito di manifestare contro la corruzione, anzi gli avevano proposto due luoghi alternativi, considerati da Navalny troppo periferici. Egli però aveva rifiutato la proposta del comune, dichiarando la sua intenzione a manifestare ugualmente sulla Tverskaya e sfidando il divieto delle autorità. Così Navalny e i suoi in piazza sono andati lo stesso ed è successo ciò che è noto a tutti. Saviano, però, da persona colta e intelligente qual è, dovrebbe sapere che anche in Italia, se si scende in piazza sfidando il divieto dell’autorità competente (nel nostro paese è la Questura che decide se vietare o meno una manifestazione), si rischia fino a un anno di carcere e diverse centinaia di euro di ammenda (si veda l’art.18 del TULPS). Riassumendo, nessuno ha vietato a Navalny di manifestare contro la corruzione e nessuno lo ha arrestato per questo.

«E che governo è quel governo che ritiene "provocazione" manifestare contro la corruzione?».

A dire il vero quando le massime autorità russe hanno parlato di “provocazione” non si riferivano al fatto che Navalny volesse manifestare contro la corruzione. La parola “provacazione” è stata utilizzata il 24 marzo dal Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, e probabilmente appresa da Saviano per sentito dire. «Sappiamo che un certo numero di persone chiedono di scendere in piazza. Si tratta di richieste illegali e ciò in realtà è a dir poco una provocazione», aveva detto il funzionario dell’amministrazione presidenziale russa, parlando con i giornalisti subito dopo aver appreso dell’intenzione di Navalny di manifestare ugualmente nonostante il divieto. Le parole di Peskov sono state semplicemente estrapolate da un contesto e utilizzate da Saviano per costruire l’immagine di un governo, quello russo, allergico alle lotte contro la corruzione.

«Il governo di Medvedev (cioè di Putin) considera nemico da abbattere chiunque abbia atteggiamento critico».

Se questa affermazione fosse vera solo in minima parte, probabilmente Navalny non sarebbe stato condannato a 15 giorni di carcere e una multa da poche centinaia di dollari. Sarebbe morto da un pezzo, probabilmente avvelenato con qualche sostanza strana iniettata con la punta di un ombrello su un bus, in maniera molto discreta. Che è poi il metodo storicamente preferito in passato dalle autorità russe per eliminare nemici scomodi.

Come spesso accade, Saviano ha perso l’ennesima occasione per evitare una pessima figura.

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