Miracolo in Francia: ricompare la vera sinistra, oligarchie nel panico


Il Simplicissimus

In Francia sta accadendo una sorta di miracolo: inaspettatamente risorge dalle ceneri della marginalizzazione mediatica il candidato della sinistra Jean-Luc Mèlenchon che è andato via via crescendo negli ultimi sondaggi è ora è dato appena un passo indietro rispetto ai due candidati principali, l’uomo della finanza Macron e la Le Pen che tuttavia appaiono entrambi in lieve, ma costante declino.

Naturalmente la nuova situazione scatena sussurri e grida nelle stanze del potere dall’Eliseo a Bruxelles perché scompagina tutti i piani costruiti per le presidenziali: nella previsione di uno scontro finale col Front National contro il quale si sarebbe potuto mobilitare tutto l’arco costituzionale, l’elite di comando aveva giocato d’azzardo puntando tutto su un uomo di Rothschild, legato alla parte più reazionaria degli ambienti finanziari ( vedi qui ) buttando a mare il vecchio gollista Fillon non del tutto affidabile nell’opera di smantellamento della sovranità e dunque dei diritti. Così si pensava che persino la sinistra radicale avrebbe finito per votare questo squallido arnese pur di fermare la Le Pen.

Naturalmente questo scenario non prevedeva che sarebbero spuntati fuori altri candidati di rilievo e men che meno che essi sarebbero apparsi da sinistra, mentre ora devono fare i conti con Mèlenchon, inzialmente dato al 10% nella più rosa delle ipotesi, ma che adesso è arrivato al 19 per cento contro il 23 di Macron e il 24 di Le Pen che sono però in discesa. E vi lascio immaginare la desolazione di Hollande e dei suoi social banchieri, quella di Juncker o della nomenklatura europea al vedersi profilare una possibilità da incubo per loro: che al ballottaggio ci vadano i rappresentanti della sinistra radicale da una parte e della destra nazionale dall’altra. Naturalmente se davvero accadesse tutto l’apparato politico e mediatico, tutto lo status quo si schiererebbe con la esecrata Le Pen, mostrando tutta la fatuità e l’ipocrisia non solo della battaglia in corso, ma anche di una cultura miserabile e mefitica che demonizza non costruendo delle ragioni, ma solo degli slogan.

La cosa più interessante però, quella che costituisce una possibile svolta politica per l’intero continente è che l’ascesa di Melenchon è dovuta alle nuove posizioni assunte con il suo raggruppamento dal nome France Insoumis, ovvero Francia non sottomessa e che sono di rottura senza se e senza ma con la Ue e con l’euro. Se eletto Melenchon ha promesso di andare a rinegoziare i trattati europei, compreso quello di Maastricht che riguarda la moneta unica e di congelare i contributi che la Francia versa a Bruxelles se gli oligarchi europei non volessero, prospettando anche un’uscita dall’unione se le cose non dovessero davvero cambiare. E’ chiaro che ha attirato su di sé e finalmente da posizioni di sinistra molti degli umori dell’elettorato, non soltanto quello della protesta pura e semplice, anche se ormai profondamente radicato, ma anche di quello tradito da socialisti di pura fantasia che propongono di votare un fantoccio di Rothschild per stoppare il Front National.


Naturalmente è quasi impossibile che Melenchon ce la faccia davvero, anche perché è cominciata una ossessiva campagna mediatica contro di lui enfatizzando le paure della cosiddetta Francia moderata che a quanto pare rischia di essere in minoranza o cominciando a far comparire il ricatto finanziario.

Ma se davvero egli riuscisse a cogliere il secondo posto al primo turno, sarebbe una piccola, ma vera rivoluzione che come primo effetto avrebbe quello di stilare l’atto di morte della sinistra collaborazionista e di quella che non possiede né animo, né idee, né coraggio per battersi contro il moderno fascismo neo liberista e facendosene anzi oggettivamente complice. Questo forse riaprirebbe le sbarre della prigione in cui è stata chiusa la politica vera a partire dagli anni ’90, sarebbe una svolta su scala europea molto più inquietante dei movimenti di destra come giustamente e autorevolmente dicono Le Figaro o La Stampa, insomma i giornali del reazionarismo e autoritarismo liberale. perché metterebbe in campo un’opzione molto più intelligente e allettante di quelle finora in campo. Si può cominciare anche a stare dalla parte del futuro.

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