"E' nelle mani dei popoli fermare la guerra e la catastrofe a cui li sta conducendo il grande capitale"

di Jorge Cadima

Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marx21.it


L'estate ha reso ancora più evidenti i pericoli di guerra che incombono sull'umanità. La situazione mondiale si deteriora, con le minacce militari di Trump a Venezuela, Corea del Nord e altri paesi; le manovre e presenze militari di USA/NATO alle frontiere di Russia e Cina; la furia sanzionatoria generalizzata; la nuova escalation degli USA in Afghanistan (con il Pakistan nel mirino).


Mezzo secolo fa, Martin Luther King descriveva il suo paese come “il più grande agente di violenza nel mondo”. King sarebbe stato assassinato poco tempo dopo, e la violenza dell'imperialismo statunitense non ha cessato di crescere, in particolare dopo la scomparsa del contrappeso che l'Unione Sovietica e il campo socialista rappresentavano. Oggi, Trump minaccia il pianeta intero con interventi militari. Come già avveniva con Obama.


Le contraddizioni si manifestano ovunque. In seno alle classi dirigenti dell'imperialismo statunitense esiste un feroce scontro, che si quieta solo al momento dell'affermazione del bellicismo imperialista. Le relazioni tra gli Stati Uniti e le potenze europee sono pubblicamente caratterizzate come le peggiori dalla Seconda Guerra Mondiale, e trovano una composizione solo quando si tratta di provocare la Russia e aggredire altri stati e popoli. L'Unione Europea vive in uno stato di crisi permanente.


Tutto ciò è il riflesso della crisi strutturale del capitalismo. Una crisi che non è stata risolta dai sostegni straordinari al sistema finanziario da parte di stati e banche centrali, sostegni che alimentano bolle insostenibili (vedi le borse) e un sistema finanziario già privo di ogni relazione con la realtà produttiva. Ogni volta che si tenta di ridurre le sovvenzioni, trema il castello di carta in cui si è trasformato il sistema finanziario internazionale. Le contraddizioni generalizzate riflettono anche il declino delle vecchie potenze imperialiste (che, nel caso degli Stati Uniti, rischia di essere esplosivo) di fronte all'emergere di nuove potenze, in particolare con l'apparentemente inarrestabile ascesa della Cina alla posizione di maggiore economia mondiale.


Le classi dominanti reagiscono con l'aumento brutale dello sfruttamento di classe e l'imposizione con la violenza della loro egemonia planetaria. L'inevitabile corollario è il crescente autoritarismo, anche in seno alle vecchie democrazie borghesi, alimentato anche dalla diffusione di un misterioso terrorismo, i cui presunti autori sono sempre legati ai servizi segreti e alle guerre sporche patrocinate dall'imperialismo. L'autoritarismo aumenta nella misura in cui le politiche di impoverimento accelerato dei popoli aprono crepe nel controllo ideologico sui popoli (anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito).



La guerra è sempre stata intrinseca all'imperialismo. Oggi, come in altre fasi di crisi acuta, il “partito della guerra globale” guadagna forza. Ma la guerra non è inevitabile. E' nelle mani dei popoli fermare la catastrofe a cui li sta conducendo il grande capitale, sollevandosi per sconfiggere i signori della guerra e della miseria. E' per questo che è così importante la solidarietà con tutti coloro che resistono alle imposizioni dell'imperialismo – in Venezuela e in Siria, in Africa e nell'Estremo Oriente, e anche nei paesi del centro imperialista. La lotta per la pace e la lotta contro l'imperialismo sono sempre più inscindibili. E urgenti.

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