Corea del Nord, Cia e Trump avvicinano il momento del "ricorso alla forza"



di Fabrizio Poggi


Riportano le agenzie, su fonte del Washington Examiner che, secondo il direttore della CIA, Michael Pompeo, gli USA devono aspettarsi un colpo nucleare da parte della Corea del Nord. Tale eventualità, secondo Pompeo, si sarebbe fatta più verosimile negli ultimissimi tempi e anche se “Donald Trump ha dichiarato di voler ricorrere alla forza per scongiurare il colpo di Pyongyang”, l'Agenzia non disporrebbe di dati che permettano di valutare quando quel “ricorso alla forza” possa rendersi necessario. Per Pompeo, evidentemente, non sono sufficienti le manovre intraprese dagli USA e dai loro “alleati” asiatici ai confini con la RPDC: ultime in ordine di tempo, le esercitazioni navali nelle acque antistanti la penisola coreana, con l'impiego di portaerei, sommergibili e vascelli armati di ordigni atomici.



Lo scorso 12 ottobre, The National Interest scriveva che, pur se l'attenzione generale è rivolta soprattutto ai bombardieri strategici B-1B “Lancer”, che ormai quasi quotidianamente sorvolano i confini marini e terrestri della Corea del Nord, potrebbe essere la marina yankee ad attaccare senza preavviso la RPDC, con l'impiego di sommergibili a tecnologia stealth. Lo scorso 7 ottobre una unità d'attacco della classe “Los Angeles” (Seawolf-class), il USS “Tucson” (SSN 770), armato con 12 missili da crociera nucleari è attraccato alla base USA di Jinhae, nel sudest della Corea del Sud. Il successivo 13 ottobre poi, questa unità, insieme al SSGN 727 “Michigan”, ha preso il largo per unirsi alle manovre congiunte yankee-sudcoreane nel mar del Giappone e nel mar Giallo, iniziate lo scorso 16 ottobre e che andranno avanti per altri sei giorni. Alle manovre partecipano anche caccia F-15K, FA-18 ? A-10 ed elicotteri “Apache” AH-64E, Lynx ? AW-159 «Wild Cat».

Accanto ai sommergibili e a una quarantina di unità varie, partecipa alle “esercitazioni” anche la portaerei “Ronald Reagan” ed è proprio in relazione a tali manovre, che Pyongyang ha minacciato il “famoso” colpo nucleare, cui evidentemente si riferisce Pompeo. Per l'esattezza, l'agenzia KCNA faceva più specifico riferimento proprio alla “Ronald Reagan”, coi suoi 5.680 uomini d'equipaggio, 80 aerei e 10 elicotteri a bordo.

Robert Farley, ancora su The National Interest dello scorso 4 ottobre, scriveva che Washington aveva inviato nella regione quattro delle sue più potenti navi da battaglia, comprese unità rimodernate della classe “Iowa”, cui potrebbero unirsi vascelli della classe “Zumwalt” in vista di un attacco alla RPDC. Tutto questo sarà sufficiente, secondo Pompeo, come segnale?

Come scrive Russkaja Vesna, Mosca e Pechino, per tentare di stabilizzare la situazione, lo scorso 4 luglio avevano proposto, da una parte, a Pyongyang di stabilire una moratoria sui propri test missilistici e nucleari e, dall'altra, a Washington e Seoul di cessare le manovre militari nella regione. Ovviamente, le intenzioni della Casa Bianca sono di tutt'altro genere.


Allo schieramento USA, sta di fronte una potenza difensiva che Washington potrebbe essere indotta a sottovalutare. Ai missili a corto (fino a 500 km) e medio raggio (fino a 1,2 km) della RPDC, scrive Svobodnaja Pressa, l'armada USA può contrapporre i sistemi “Aegis”, installati a bordo dei cacciatorpediniere “Stethem” e “Mustin”, entrambi della classe “Arleigh Burke”. Secondo l'esperto Vasilij Kashin, la potenza militare nordcoreana, coi missili antinave classe X-35, di portata inferiore ai 150 km, non sarebbe in grado di arrecare danni di rilievo alla squadra navale USA. Poco pratici sarebbero anche i grandi sommergibili nordcoreani, riferibili a modelli sovietici degli anni '50 e anche l'aviazione di Pyongyang, a detta di Kashin, è abbastanza datata e non in grado di impensierire il naviglio USA. Unica alternativa sarebbero i vascelli subacquei più piccoli, che però, in relazione alle loro limitate autonomia e velocità, potrebbero rivelarsi utili solo in prossimità delle coste, ma sembra da escludere che le unità yankee intendano avvicinarvisi più di tanto.

Ed era stato il laburista australiano Crispin Rovere a scrivere, ancora su The National Interest, a fine settembre, che il conflitto con la Corea del Nord è inevitabile e che sbagliano coloro che pensano che “il tradizionale deterrente nucleare possa funzionare con la Corea del Nord”, così come “con l'Unione Sovietica durante la guerra fredda”. Intanto, perché la RPDC ha già dichiarato di poter “mandare a fondo le quattro isole dell'arcipelago giapponese” in caso di attacco USA. Inoltre, la “Corea del Nord non è né la Cina, né l'Unione Sovietica”: la Cina, prima della normalizzazione con gli Stati Uniti, non possedeva armi in grado di portare testate nucleari fino al territorio americano”. Per quanto riguarda l'URSS, “gli Stati Uniti pensavano di compensare l'inferiorità di armi convenzionali con la superiorità nucleare”, per “impedire la dominazione sovietica sull'Europa occidentale, che avrebbe minacciato gli USA”. Al contrario, “l'unificazione della penisola coreana sotto Pyongyang non minaccerebbe l'esistenza dell'America: i coreani del nord lo sanno e dunque nessuna deterrenza li fermerebbe”. Anche nessuna azione diplomatica, secondo Rovere, sarebbe ormai più praticabile e rimarrebbe solo la guerra. Con buona pace dei laburisti e dei socialdemocratici di tutto il mondo.

A parere del ricercatore dell'Istituto per l'Estremo oriente, Evgenij Kim, potrebbero essere proprio gli USA a cercare la provocazione, inviando velivoli sulla “no-fly zone” di 15 km (accordo Pyongyang-Seoul) a nord e a sud del confine tra le due Coree. Ma, si chiedono gli esperti: gioverebbe una simile provocazione a Seoul, anche soltanto in vista dei prossimi giochi olimpici invernali di Pyeongchang?

Nei fatti, i rappresentanti di Pyongyang, intervenendo nei giorni scorsi all'Assemblea interparlamentare a Piter, hanno invitato gli Stati Uniti a rinunciare la loro politica aggressiva: in risposta alla proposta di mettere all'ordine del giorno dell'Assemblea la questione degli esperimenti nucleari nordcoreani, i rappresentanti di Pyongyang hanno dichiarato “Vogliamo che gli USA cessino la loro politica ostile nei confronti della RPDC. Il nostro paese vuole un futuro di pace; per questo, siamo pronti a eliminare quei nemici che si oppongano a ciò”.

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