E ora in Germania (e nell'Unione Europea) che succede?



di Federico Bosco



Dopo il fallimento del negoziato per la Jamaica Koalition, la Germania naviga a vista in acque sconosciute. I nodi della discordia sono stati la questione migratoria, quella ambientale e quella economica, ma a determinare la rottura sono state le ambizioni personali e i calcoli politici più che il merito delle singole questioni. Davvero un pessimo risultato per il paese che qui in Italia ci viene sventolato come esempio di stabilità, pragmatismo e responsabilità.

Frank-Walter Steinmeier, presidente della repubblica federale tedesca, ha conferito con la Merkel e adesso si aspetta che tutti i partiti che siedono nel Bundestag siano disponibili a tornare al dialogo, in modo da arrivare al più presto alla formazione di un nuovo governo in nome dell’interesse nazionale dopo il fallimento dei negoziati.

Dice la nota per la stampa:

“Tutte le controparti politiche elette al parlamento tedesco hanno l‘obbligo e l‘interesse comune di servire il paese. Mi aspetto da parte di tutti la piena disponibilità al dialogo che porti al più presto a un‘intesa di governo”





La situazione politica tedesca è senza precedenti nel dopoguerra, elaborando i prossimi scenari è molto difficile – per non dire impossibile – immaginarne uno in cui Angela Merkel governerà per i prossimi 5 anni.

Il primo scenario da prendere in esame è quello di una nuova grande coalizione con l’SPD. Frank-Walter Steinmeier era un membro storico dei socialdemocratici prima di diventare presidente, e potrebbe spingere i due blocchi a formare per la terza volta una Grosse Koalition.


Un ritorno all'alleanza politica che ha sostenuto gli ultimi mandati della Merkel però sembra impossibile, dopo la peggiore sconfitta elettorale dai tempi della seconda guerra mondiale il leader della SPD, Martin Schulz , ha dichiarato di non essere disposto a formare una nuova grande coalizione, e se già è difficile immaginare che accetti fare lo junior partner della CDU/CSU è praticamente impossibile che lo faccia con Angela Merkel come cancelliera. Inoltre, un governo formato dalla CDU/CSU e dall’SPD consegnerebbe all’AfD il ruolo di prima opposizione del paese, che in Germania significa avere la guida di alcuni dei ruoli e degli organismi di controllo più importanti del Bundestag. Un palcoscenico che consentirebbe la crescita esponenziale del partito di estrema destra di Alice Weiden ed è proprio per evitare questo scenario che Martin Schulz dopo le elezioni si affrettò a dichiarare che avrebbe guidato l’opposizione per garantire la tenuta democratica del Paese.

Se escludiamo questo scenario, le alternative della Merche sono un governo di minoranza che farebbe affidamento su alleanze variabili per promuovere la sua agenda – un governo debole, instabile e logorante per la CDU e per la Merckel – o nuove elezioni, dove è lecito pensare che la CDU decida di non presentare lei come possibile cancelliere visto il calo di consenso nei suoi confronti emerso dalle ultime elezioni e confermato dagli successivi sondaggi.

La Costituzione tedesca scoraggia le elezioni anticipate. Se Stein Meier insisterà nel tentativo di proporre la Merkel si procederà a tre votazioni, le prime due chiedono la maggioranza assoluta, la terza no. Quindi la Merckel perderà la prima votazione, poi perderà la seconda e poi si procederà alla terza consultazione, dove è sufficiente la maggioranza relativa che la Merkel otterrà perché nessuno può raccogliere più voti di lei. Dopo questo passaggio toccheràà a Stein Meier decidere: nominarla cancelliere di un governo di minoranza o sciogliere il Bundenstag e andare a elezioni anticipate dopo 60 giorni.

Poiché i Grünen hanno già annunciato che non faranno parte di un governo di minoranza e gli altri partiti neanche a parlarne, la CDU/CSU si troverebbe a dover governare con poco più di un terzo dei voti, solo 246 seggi su 709. Fare gli equilibristi di volta in volta con una maggioranza relativa così ristretta è inimmaginabile. Volendo ipotizzare questa strana vita parlamentare, il governo dovrebbe una volta chiedere i voti a FDP (per esempio per il bilancio), una volta ai Grünen (per le questioni ambientali) e un’altra volta ancora all’SPD (per le questioni sociali come l’immigrazione). Anche questo scenario rafforzerebbe l’AfD, che potrebbe di volta in volta votare tatticamente con il governo (per esempio sulle questione economiche ). CDU/CSU e AfD insieme avrebbero la maggioranza parlamentare, votare qualcosa insieme sarebbe estremamente imbarazzante per la cancelliera che ha sconfitto i populisti.

In tutti questi scenari, la figura di Angela Merkel è destinata a logorarsi, l’unico modo per uscirne e guardare oltre è quello di escluderla. L’immagine costruita in 12 anni di potere sta svanendo, adesso la Germania potrebbe entrare in una fase d’incertezza. Queste elezioni erano state presentate come la vittoria finale contro il populismo dopo la vittoria di Macron in Francia, la luce in fondo al tunnel che avrebbe portato a un rinnovato asse franco-tedesco che avrebbe riformato la UE e l’Eurozona e proiettato il sogno europeo verso il futuro.

Niente di tutto questo si è verificato, né si verificherà. Il prossimo governo tedesco sarà fragile e di breve durata, quello successivo sarà rigido e per niente disposto a riformare l’Eurozona in senso solidale. Chissà, forse il 2018 sarà l’anno in cui alla fragilità delle elezioni italiane si aggiungerà quella delle elezioni anticipate della non più stabile Germania. Elezioni, chissà, senza Angela Merkel.

Ogni giorno che passa il futuro dell’Eurozona e dell’Unione europea diventa sempre più instabile.

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