Guerra indiretta. Così Israele ha ucciso gli scienziati nucleari iraniani


Ronen Bergman, corrispondente per il quotidiano israeliano 'Yediot Aharonot', ha scritto un libro intitolato 'Rise and Kill First' , che riporta le tecniche attraverso cui Israele ha commesso non meno di 2.700 omicidi nel ultimi 70 anni. Sabato scorso riportammo la sua intervista rilasciata al settimanale tedesco, 'Der Spiegel'.

Dalla anticipazione della pubblicazione di Bergman emergono nuovi particolari, come l'eliminazione degli scienziati iraniani.

"Israele ha usato l'omicidio al posto della guerra, uccidendo una mezza dozzina di scienziati nucleari iraniani piuttosto che lanciare un attacco militare (...) utilizzato anche le radiazioni come avvelenamento per uccidere il leader palestinese Yasser Arafat".

Nel caso dell'Iran, il libro cita il defunto del capo del Mossad, Meir Dagan, che durante la sua carriera ha avuto divergenze con l'attuale primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, per non aver creduto quest'ultimo sufficientemente efficace nelle tecniche di spionaggio del regime di Tel Aviv per affrontare il paese persiano.

Dagan, d'altra parte, era convinto che tali tecniche, in particolare gli assassinii, avrebbero aiutato Israele ad affrontare l'Iran. "In un automobile ci sono in media 25.000 parti. Immagina se ne mancano cento. Sarebbe molto difficile farla funzionare. D'altra parte, a volte è più efficace uccidere il pilota, e questo è tutto."

'Rise and Kill First' rivela, d'altra parte, che molti dei metodi di omicidio e spionaggio sviluppati dal regime di Tel Aviv sono stati successivamente adottati dagli Stati Uniti.

"I sistemi di comando e controllo, le sale di guerra, i metodi di raccolta dei dati e la tecnologia dei droni, che ora servono gli americani ed ai loro alleati, sono stati sviluppati da Israele", afferma Bergman nel libro.

I funzionari del Mossad, denuncia il giornalista, hanno provato, prima di pubblicare il libro, ad per interrompere le sue indagini.

Assassinare gli scienziati iraniani è solo una delle tattiche di Israele per ostacolare lo sviluppo del programma di energia nucleare iraniano, per il quale spinge anche i governi occidentali a rompere il piano generale di azione congiunta (JCPOA), nome ufficiale dell'accordo nucleare con l'Iran.

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