L'involuzione del pacifismo europeo



di Omar Minniti

Dai primi del '900 al crollo del muro di Berlino, l'orientamento maggioritario dei movimenti per la pace era chiaramente antimperialista. Questi si opponevano alle guerre schierandosi dalla parte degli aggrediti, sostenendo i paesi socialisti, i movimenti di liberazione ed i governi delle nazioni oppresse. Quando gli Usa attaccarono la Corea, Cuba e il Vietnam, i movimenti per la pace appoggiarono la causa di Kim Il Sung, Fidel Castro e dei Vietcong, avendo ben chiaro in mente chi fosse il nemico principale.

Terminata quella fase, si è passati a quella dei "né-né" e delle bandiere arcobaleno. Né con gli Usa, né con Saddam Hussein. Né con la Nato, né con Milosevic. Né con Israele, né con la Resistenza palestinese. Era la fase in cui il movimento pacifista esaltava la non violenza assoluta, mettendo sostanzialmente sullo stesso piano le bombe degli imperialisti e le azioni dei governi non allineati e dei popoli oppressi.
Ma, da ormai più di un decennio, il Rubicone è stato completamente attraversato.

Ciò che resta dei gruppi pacifisti, non solo non si schiera dalla parte degli aggrediti, ma ha smesso perfino di agitare i ramoscelli di ulivo e di citare Gandhi. Ora sostiene direttamente gli Usa, Israele ed i governi imperialisti, benedice le "guerre umanitarie contro i dittatori", le "rivoluzioni colorate" ed i "cambi di regime" e diffonde la peggiore propaganda di guerra.

Le bandiere arcobaleno sono state date in pasto alle tarme.

Al posto di queste è stato issato il vessillo con la rosa dei venti, simbolo della Nato.

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