Come giustificare per i media mainstream nostrani il fatto che la legge più illiberale sul panorama europeo in tema di informazione venga presentata e portata avanti da quello che descrivono ogni giorno come “l’ultima speranza dei valori europei contro i barbari populisti”?
Nessuna giustificazione, quindi censura.
Da oggi, il Parlamento francese ha iniziato la discussione sul provvedimento contro le fake news, annunciato e voluto fortemente da Macron nei mesi scorsi. Qualora dove essere approvato così come arrivato in Aula, rappresenterebbe un unicum nella legislazione europea e un vulnus per la libertà di espressione. Grazie al provvedimento, infatti, i giudici potrebbero bloccare presunti contenuti ritenuti “fake” nei tre mesi precedenti alle elezioni. Secondo la nuova legge, inoltre, i giudici avrebbero 48 ore per decidere se "qualsiasi accusa o imputazione" in una notizia sia "privo di elementi verificabili e quindi non la rendono credibile". Anche gli elementi scritti "in malafede" potrebbero essere bloccati, e di nuovo spetterebbe al giudice decidere.
Ma chi decide quale notizia possa essere decretata come “falsa”? E su quali criteri? Davvero una società democratica può lasciare all’arbitrio della magistratura tutto questo? George Orwell sembra un dilettante al confronto ma questa è la visione nel fantastico mondo di Macron.
Come sempre capita per quel che riguarda la Francia le parole più intelligenti sono state espresse dal leader di France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, che sulla riforma liberticida in corso di approvazione ha dichiarato: “Non è altro che un tentativo grossolano di controllare l'informazione e i suoi mezzi di diffusione". A grossolano aggiungiamo solo censurato. Censurato da tutti quei media che vi fanno guardare il dito (Orban) per non farvi vedere la luna (il regime dell’Unione Europea).
A.B.
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