Netanyahu è un uomo di parola. E Gaza è di nuovo sotto attacco


Al Forum della pace di Parigi, ieri, Netanyahu, convitato piuttosto imbarazzante in un forum del genere, aveva mostrato se stesso senza ritegno affermando che per Gaza esclude qualunque opzione politica e resta in piedi solo quella militare. Sono passate poche ore e ha mostrato al mondo di essere uomo di parola. Certo non di pace ma sicuramente di parola.

Mentre scriviamo sono ancora in corso i bombardamenti sulla Striscia di Gaza dove un’unità scelta dell’IDF, in abiti borghesi, a bordo di un’auto civile è entrata nella Striscia assediata inoltrandosi per 3 chilometri fino a raggiungere la zona in cui qualche “gola profonda” doveva aver indicato la presenza di alcuni comandanti della resistenza gazawa.

La missione criminale doveva essere “chirurgica”, come va di moda dire da qualche anno, cioè i killer dovevano uccidere e tornarsene serenamente alla base, ma non avevano tenuto conto che la resistenza, come vuole il termine che la individua, avrebbe resistito, pertanto, pur riuscendo ad uccidere subito Nur Baraka, uno dei comandanti delle brigate Al Qassam, si sono trovati circondati e negli scontri ha trovato la morte anche uno dei killer israeliani. L’operazione si è conclusa con tre martiri e alcuni feriti da parte palestinese e con un morto ed un ferito da parte del commando israeliano. Altri morti e feriti palestinesi si sono aggiunti in seguito al lancio di missili israeliani. Mentre scriviamo i martiri sarebbero 6 e i feriti un numero imprecisato.

L’operazione meriterebbe il nome di azione terrorista se a commetterla non fosse stato Israele, ma questo difficilmente verrà notato. Comunque il commando risulta bloccato, nonostante Israele abbia fatto entrare in azione i suoi aerei bombardando pesantemente la zona e facendo altri due morti e altri feriti per permettere ai suoi uomini di tornare alla base. Un genio della democrazia israeliana, il parlamentare della Knesset Haim Yelin ha dichiarato che gli aerei da bombardamento hanno la normale funzione di salvare un soldato. Comunque i tre o quattro uomini del commando, al momento, sono ancora bloccati nella Striscia .

Ma perché questa scelta da parte di Israele? Perché entrare nella Striscia assediata e andare ad assassinare i membri della resistenza? Non ci sembra possibile pensare ad un’azione estemporanea dettata dall’odio ingegnoso di qualche fanatico militare, no, sicuramente si tratta di una decisione programmata per raggiungere un obiettivo. Ma quale? Quello di provocare la reazione gazawa e poter avviare un nuovo massacro capace di distrarre gli israeliani da altri problemi che riguardano il loro premier?

Arriva in questo momento, circa le 22, la notizia che Netanyahu, preoccupatissimo, ha lasciato il forum di Parigi. Ufficialmente per seguire da vicino quanto sta accadendo nella Striscia. Ufficialmente sarà pure così ma ufficiosamente è difficile crederlo. Le forze militari bombardano in media due volte a settimana nella Striscia e i morti, solo per le manifestazioni della grande marcia hanno superato i 230, i feriti hanno superato i 22.000 e le agenzie di stampa riportano che Netanyahu è rientrato in Israele perché preoccupato di questa nuova situazione! Chi scrive non ci crede, mentre crede che tutta l’operazione possa essere in grado di mettere in secondo piano le incriminazioni per frode e simili che rischiano di disarcionare il cinico Bibi buttandolo fuori dal governo e dalla vita politica.

Intanto un comunicato da Gaza fa sapere che tutte le fazioni politiche sono concordi in una difesa comune contro l’ennesima aggressione israeliana. Arriva anche notizia che la Resistenza risponderà questa notte al terrore israeliano seminando paura con i suoi razzi che non sempre l’iron dome riesce a intercettare.

I mezzi di informazione che seguiranno le veline israeliane domani (oggi per chi legge) racconteranno che Israele ha reagito all’uccisione di un suo militare. Non sarà la verità, non lo sarà semplicemente perché non diranno il motivo per cui quel militare, in abiti civili, si era infiltrato nella Striscia assediata. Andrà avanti come al solito la narrazione a termini invertiti e intanto Israele seguiterà a confiscare terre, a distruggere vite e case palestinesi, ad ampliare le illegali colonie in West Bank e ad assediare e uccidere nella Striscia di Gaza raggiungendo il primato mondiale dei crimini rimasti impuniti perseguendo il suo obiettivo di annessione dell’intera Palestina e tenendo Gaza come risorsa multiuso, vuoi per sperimentare armi e strategie nuove, vuoi come mercato di sbocco di merci che altrimenti non potrebbe vendere, vuoi come “salvavita distrazionale” nei momenti critici per la tenuta del governo.

Patrizia Cecconi

Betlemme 11 novembre 2018

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