Potrebbe scoppiare una guerra tra Russia e Ucraina?

di Lorenzo Ferrazzano

I rapporti tra Russia e Ucraina si stanno facendo sempre più tesi. Ieri mattina tre navi militari ucraine, la Berdiansk, la Nikopol e la Yany Kagu, sono entrate nelle acque territoriali russe nel Mare d’Azov, e dopo essere state invano richiamate dalle navi di vedetta russe, sono state prima speronate e poi colpite con armi da fuoco, come confermato dall’FSB. Le tre navi sono state poi sequestrate con l’equipaggio e i tre marinai feriti nello speronamento sono stati curati. In questo momento le navi sono ancora sotto sequestro. Sotto l’ambasciata di Mosca a Kiev si sono già radunate centinaia di protestanti che pretendono la liberazione degli equipaggi.

Come riporta Russia Today, in seguito allo scontro marittimo, il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa si è riunito a Kiev e il presidente Petro Poroshenko ha proposto l’applicazione della legge marziale in tutto il Paese. La proposta dovrà essere vagliata dalla Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, per essere approvata. Come riporta la BBC, il presidente Poroshenko ha chiarito che l’applicazione della legge marziale non porterà ad una formale dichiarazione di guerra, anche se in queste ore l’esercito ucraino è stato mobilitato in tutto il Paese.


Nel frattempo, come riportato da La Stampa, su richiesta di Russia e Ucraina è stato convocato all’ONU, d’emergenza, una riunione del Consiglio di Sicurezza. Le reazioni della diplomazia occidentale sembrano siano finalizzate al raffreddamento della pericolosa escalation che si è creata tra i due Paesi, la più grave dal colpo di stato del 2014.


Per voce di Oana Lungescu, la NATO dichiara di star “monitorando da vicino gli sviluppi nel Mare d’Azov e sullo Stretto di Kerch” e che, in contatto con le autorità ucraine, starebbero facendo pressione per smorzare il fuoco. Nello stesso tempo, “la NATO supporta totalmente la sovranità dell’Ucraina e la sua integrità territoriale”. Anche l’UE, per voce di Federica Mogherini, ha ricordato che “l’Unione Europea non riconosce l’annessione illegale della penisola di Crimea alla Russia”.


In serata però, dopo le dichiarazioni delle cancellerie e le prudenze delle diplomazie occidentali, l’esercito ucraino ha bombardato con artiglieria pesante la già martoriata autoproclamata Repubblica di Doniec’k. Proprio qui si erano recentemente svolte le elezioni che hanno nominato come nuovo presidente Denis Pushilin. Le elezioni si sono tenute in seguito all’attentato terroristico che costò la vita ad Igor Zakhar?enko. Secondo quanto riportato da RIA Novosti, sarebbero state colpite delle zone residenziali. Si alza così il numero delle vittime civili del Donbass, che secondo le stime sarebbero già 10.000.

Secondo le interpretazioniome di alcuni analisti, l’applicazione della legge marziale tornerà utile a Poroshenko, dal momento che il prossimo anno dovrà affrontare le elezioni politiche con serie difficoltà di consensi. La legge marziale, infatti, sospenderebbe le libertà costituzionali e legittimerebbe la censura, anche fisica, già violentissima in Ucraina. Questa ipotesi sembra più credibile rispetto a quella che prevede che ci troviamo davanti all’ennesima provocazione militare di cui incolpare la Russia. L’esercito ucraino, infatti, ha dato prova di debolezza contro gli insorti del Donbass e non sarebbe capace di affrontare l’esercito russo. Putin, a sua volta, non ha nessun interesse a fare precipitare la situazione militare con l’ex sorella sovietica. Sa bene che quest’eventualità non resterebbe impunita dalla comunità internazionale, che non aspetta altro che un passo falso del presidente.

In questo momento a Kiev ci sono -2 gradi e mancano il gas e l’acqua calda, nel Donbass c’è una guerra che coinvolge 4 milioni di persone, quasi un milione di ucraini sono emigrati in Polonia e 6 milioni in Russia. L’aspettativa di vita è di 67 anni per gli uomini. La mortalità infantile è del 20%. Questi sono i numeri del dopo “Maidan”, che nell’Europa dell’est chiamano “rivoluzione della dignità”.

Nel frattempo, l’Ucraina questa eterna terra contesa, rischia seriamente di inimicarsi irrimediabilmente i suoi vicini: la Russia, al cui confine occidentale si sta consumando un massacro di civili, l’Ungheria che guarda alla Transcarpazia in cui vivono 150.000 ungheresi, e la Polonia che nonostante la politica di integrazione nei confronti di più di un milione di immigrati ucraini, ancora non dimentica i trascorsi storici nelle regioni orientali perse nella seconda guerra mondiale.

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