Francia. Colonnello svela i fallimenti della "Coalizione anti-ISIS" in Siria


Come ha riportato il quotidiano francese Le Monde, il Colonnello Francois-Regis Legrier, comandante del 68° Reggimento Artiglieria d'Africa, ora rischia di essere punito per le sue rivelazioni, sfoghi, che dir si voglia, sulla strategia adottata dalla Coalizione anti ISIS in Siria. Si legge sul quotidiano francese: "La gerarchia lo rimprovera per non aver presentato il suo rapporto e per essersi espresso senza aspettare il suo ritorno in Francia, il primo "feedback" che un capo di un corpo deve ai suoi generali, dal tradizionale 'Rapporto di fine missione', riservato. Il colonnello Legrier dovrebbe essere punito."



L'articolo dal titolo, "La bataille d’Hajin : victoire tactique, défaite stratégique?", scritto da Legrier è stato rimosso dalla pagina web della rivista ma è stato ripreso e commentato dallo storico ed ex colonnello Michel Goya, nel suo blog "La voie de l’épée".


Nel commentare l'articolo di Legrier, Goya ha sostenuto che "al confine tra Iraq e Siria, Hajin c'era l'ultima località controllata dallo Stato islamico. La sua conquista è quindi la fine del nemico come territorio, ma certamente non come organizzazione. Il colonnello Legrier, che comandava il gruppo di artiglieria francese sul posto, era in prima linea in questa battaglia. Le sue analisi e testimonianze sono tanto più preziose."


Legrier parte da una semplice domanda, ha spiegato Goya: "Come potrebbe una postazione controllata da  duemila combattenti equipaggiati resistere cinque mesi contro una tale coalizione di forze? Ricordiamoci che se facciamo il conto delle risorse totali delle nazioni impegnate nella lotta contro lo Stato Islamico, in termini di centinaia di miliardi di euro di budget, decine di migliaia di aerei da caccia, elicotteri, armi da fuoco, carri armati, milioni di soldati, otteniamo il più grande potere militare nella storia dell'umanità. Come fa allora questo potere colossale a non schiacciare in pochi giorni, se non ore,  2.000 uomini equipaggiati con Kalashnikov? La risposta è ovvia: perché questa coalizione si rifiuta di rischiare i propri soldati."


Inoltre, Legrier avverte che "Lo Stato islamico non è morto con la caduta di Hajin e i simboli rimarranno. Quando Mosul, Raqqa e Hajin sono state distrutte, "per salvarle" con le parole di un colonnello americano in Vietnam, abbiamo davvero portato avanti la causa dei vincitori? Perché ovviamente queste devastazioni non sono neutrali, il rifiuto di prendere rischi significativi per i soldati, rispetto agli iracheni o alle FDS(forze democratiche siriane a maggioranza curde NDT) che vi si recano comunque, ma quasi totale per noi, implica una ricadutai civili. Nonostante tutte le precauzioni prese, la "morte zero" per noi comporta "molte morti" tra la popolazione civile locale, il bacino di reclutamento dei nostri nemici."


Legrier nel suo articolo, così come Goya, lamentano che, tra l'altro, la Francia, o meglio, il suo governo, ha seguito la strategia degli USA e non attuato la stessa tattica in Mali dove le forze francesi hanno avuto la meglio sugli islamisti, secondo il loro parere.

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