Gli Stati Uniti spingono affinché i loro alleati arabi frenino i loro sforzi per rinnovare il dialogo con il presidente siriano Bashar al-Assad, secondo quanto riporta il quotidiano statunitense 'The Washington Post'.
L'amministrazione Trump avrebbe riferito che ogni tentativo di partecipare alla ricostruzione post-bellica della Siria avrebbe spinto Washington a imporre sanzioni per costringere Assad ad accettare le riforme politiche.
Secondo il giornale, le preoccupazioni di Washington sono state innescate dalla decisione degli Emirati Arabi Uniti di riaprire la propria ambasciata a Damasco dopo una "convinzione che la prossima tappa richieda presenza e comunicazione araba nel dossier siriano".
La mossa è diventata un grande passo in avanti verso la riabilitazione della Siria da parte dei suoi vicini arabi, che in precedenza hanno sostenuto i gruppi armati contro Assad.
"Molti di questi paesi hanno sostenuto la ribellione anti-Assad e stanno affrontando la realtà che è probabile che rimarrà al potere per il prevedibile futuro", si legge sul quotidiano.
Ieri, la Siria ha partecipato a una riunione degli Stati arabi ad Amman per la prima volta da quando è scoppiata la guerra nel 2011, segnando un passo importante verso il reinserimento postbellico di Damasco nella regione.
All'inizio di febbraio, secondo un'indiscrezione, almeno otto stati arabi avrebbero voluto che la Siria tornasse alla Lega araba.
"Almeno otto membri della Lega Araba: Libano, Algeria, Iraq, Tunisia, Egitto, Sudan, Emirati Arabi Uniti e Bahrain, sono positivamente disposti al ritorno della Siria nella Lega Araba", riferì una fonte Sputnik.
Un certo numero di stati ha deciso di richiamare i loro ambasciatori anche dalla Siria dilaniata dalla crisi, ma l'anno scorso è iniziato un dialogo con il governo di Assad e sono state riaperte le ambasciate in quello che è stato visto come un tentativo di aiutare la Siria a reintegrarsi.
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