Contro chi combatteranno i soldati statunitensi inviati in Arabia Saudita?


L'amministrazione di Donald Trump prevede di inviare centinaia di soldati nel territorio saudita. Lo ha riferito ieri la CNN, citando funzionari del Pentagono. L'iniziativa ha come sfondo l'aumento delle tensioni con l'Iran e ha già provocato reazioni nel paese persiano.

Sull'argomento è intervenuto l'esperto di questioni relative alle relazioni internazionali presso l'Università Islamica di Azad, Mojtaba Jelalzadeh, per capire come Tehran veda questa nuova mossa di Washington.

Secondo l'esperto, sembra improbabile che i soldati statunitensi aggravino ulteriormente la situazione, perché Trump non vuole partecipare direttamente al conflitto con l'Iran, tuttavia, non ha escluso la partecipazione del contingente alle cosiddette "guerre di prossimità". Jelalzadeh riassume l'iniziativa di inviare circa 500 truppe statunitensi in Arabia Saudita in due aspetti: primo, fa parte della strategia statunitense per esercitare la massima pressione sull'Iran per ottenere una posizione migliore nei negoziati. In secondo luogo, è una politica economica degli Stati Uniti.

"Tutti sanno che durante l'amministrazione Trump tra Washington e Riad, sono stati firmati diversi contratti di vendita di armi statunitensi, con l'invio di 500 soldati, gli Usa fanno sapere al loro partner che in un potenziale conflitto difenderanno i loro interessi", ha spiegato l'esperto.

D'altra parte, ha precisato, l'invio di soldati nel regno saudita è una minaccia diretta contro la Siria e lo Yemen. Jelalzadeh ricorda che negli anni precedenti al conflitto in Yemen, le forze saudite non sono state in grado di vincere, nonostante le sofisticate armi americane nelle loro mani.

"Gli Stati Uniti, per vari motivi, non vogliono essere coinvolti in un nuovo conflitto in Medio Oriente (...) Le enormi spese del programma militare di Washington sono impossibili da recuperare". La presenza degli Stati Uniti e dei suoi militari in ogni altro conflitto in Medio Oriente metterebbe in pericolo i loro interessi nazionali", ha concluso lo specialista.

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