Omicidio Soleimani: l'Impero colpisce ancora



di Andrea Zhok*

Vorrei dirlo in un modo più mediato e diplomatico, ma faccio davvero fatica a trovare un'espressione che non sia semplicemente una forma vigliaccamente omissiva.


Gli USA hanno agito (non certo per la prima volta) come uno stato terrorista.


L'omicidio odierno del generale iraniano Soleimani non è niente di diverso da un assassinio a sangue freddo, un assassinio per ragioni inesplicite (risibile la motivazione di un'operazione 'difensiva'), e soprattutto ragioni che la dirigenza americana non sente neppure il bisogno di chiarire con qualche scusa raffazzonata.


Molto semplicemente lo Stato che detiene la supremazia militare al mondo e che tiene in pugno l'ONU, e ogni organizzazione internazionale di peso sul piano della politica estera, non sente più neppure il bisogno di cercare scuse farlocche, di agitare qualche buffonesco richiamo ai 'diritti umani' o a un 'diritto internazionale' cucinato in casa, ma ha semplicemente "dato l'esempio":

"Noi possiamo ammazzare chi ci pare, quando ci pare, e per le ragioni che ci pare, senza rischiare nulla."


Tecnicamente è una dimostrazione di imperio, basata sul terrore, qualcosa che nella storia ha caratterizzato le tirannie meno illuminate.


Solo che questa volta si tratta di un atto esercitato da uno Stato, - uno Stato democratico, dicono.


Eravamo in questa situazione effettiva dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma per lungo tempo le chiacchiere sulla necessità di scegliere il 'male minore' rispetto ad un qualche 'impero del male' avevano dissimulato la realtà. Ora la situazione si è finalmente esplicitata.


(Una sola cosa è ancora incerta. Sono immensamente curioso di vedere come verrà edulcorata la pillola, come verrà creata una bella scusa a beneficio dell'Impero, da parte di quella schiera di scendiletto mediatici, sempre pronti a fare la faccia feroce sui 'diritti umani' per ogni epistassi in Cina, Russia, ecc..)

*Professore di Filosofia Morale a Milano

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