La surreale crociata contro i piccoli evasori, l'idraulico mascherato che non rilascia fattura, il barista col cappuccio che non ti fa lo scontrino, comincia a mostrare qualche segno di logoramento anche sulla stampa dominante che questa narrazione l'ha creata e portata avanti per anni.
Perché per parlare costantemente di quella goccia nel mare facendo i pesci in barile davanti ai vari colossi internazionali che fatturano milioni e milioni di ricavi, pagando però poche briciole al fisco, serve una gran dose di faccia tosta e di ipocrisia.
Ipocrisia che viene smascherata davanti a numeri così eclatanti.
Succede per esempio che Spotify, il colosso dello streaming musicale, nel 2018 solo in Italia abbia fatturato 9 milioni di euro a fronte di 69.000 euro di tasse pagate*.
Nello stesso anno l'evasione fiscale imputabile all'uso del contante per i baristi che non emettono lo scontrino e gli idraulici che non rilasciano fattura, valeva invece 8 miliardi di euro.
Quella riconducibile all'economia sommersa (circa 2.900.000 lavoratori), 34,3 miliardi.
Infine, quella prodotta dall'economia criminale, 78,2 miliardi.
Vuol dire, in soldoni, che su un'evasione totale stimata sui 180,7 miliardi di euro nel 2018, quella riconducibile ai nuovi nemici pubblici per eccellenza, idraulici e baristi, rappresenta il 4,4% del totale. Quella delle grandi compagnie ammonta al 21% del totale. Più di 5 volte della piccola evasione.
Numeri così in contrasto che il dubbio sta vendendo anche al giornale di Confindustria.
Dopo la partita doppia e la domanda aggregata, forse è la volta buona che imparino anche il concetto di elusione.
Ricordiamo che l'Europa è il continente col maggior numero di paradisi fiscali al mondo insieme al Sud America.
Com'è giusto ricordare che in un regime di libera circolazione di capitali, merci e lavoro, combattere questi fenomeni vuol dire andare a mani nude contro i mulini a vento.
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