A chi rispondono i laboratori biologici militari USA nelle ex Repubbliche sovietiche?


di Fabrizio Poggi

L'esistenza di laboratori biologici militari USA all'estero e, in particolare, sul territorio di alcune ex Repubbliche sovietiche, è nota da tempo. Ora, il Ministero degli esteri russo, parla di un aumento del loro numero e di come quelle strutture possano mettere a punto, a scopi militari, dei preparati in grado di provocare artificialmente gravi patologie.

Ieri, la portavoce del Ministero degli esteri, Marija Zakharova, ha parlato del Centro sanitario “Richard Lugar” americano-georgiano, incluso nel sistema militare americano per il controllo globale sulla diffusione delle malattie infettive. Recentemente, "funzionari di alto livello del Pentagono vi si sarebbero recati di nuovo, proponendo alle autorità georgiane di ampliare la gamma delle ricerche", ha detto Zakharova, ripresa dalla Tass. Mosca, ha detto la portavoce, non può “ignorare il fatto che infrastrutture con un potenziale biologico pericoloso siano messe a punto dagli americani nelle immediate vicinanze dei confini russi".

Il Centro “Richard Lugar”, ricorda la Tass, è stato inaugurato dagli americani nel 2011 ed è situato non lontano dall'aeroporto internazionale di Tbilisi. A fine 2018, l'ex Ministro per la sicurezza georgiano, Igor Giorgadze, aveva detto di disporre di documenti secondo cui il Centro stava conducendo esperimenti pericolosi.


Sempre nel 2018, il Comando russo per la difesa biologica, chimica e radioattiva, aveva diffuso numero e dislocazione di laboratori militari USA nelle ex Repubbliche sovietiche: 11 in Ucraina, 7 in Armenia, 8 in Azerbajdzhan, 3 in Uzbekistan, 10 in Georgia e 10 in Kazakhstan. Ora, osservava a inizio aprile il sito ritmeurasia.org, la prima pandemia dell'era informatica, non poteva non generare una massa di teorie cospirative: da una congiura del Club di Roma per ridurre la popolazione mondiale, fino all'assenza del virus come tale, per cui il panico sarebbe stato indotto artificialmente per dar vita a un "governo mondiale" e una "chipizazzione totale della popolazione". Fantasie a parte, la crisi attuale induce a riflettere sui rischi della "virologia militare", ampiamente promossa dalla NATO nello spazio eurasiatico.

A febbraio 2020, il portale kazako Yvision, citava fonti del Laboratorio di riferimento centrale (CRL) di Almaty, secondo cui i campioni del virus COVID-19 ottenuti dagli scienziati kazaki “a livello molecolare coincidono completamente con il ceppo, lo studio del quale era stato avviato nel laboratorio circa due anni fa". Si tratta del progetto KZ-33 dell'Agenzia per la prevenzione delle minacce, del Dipartimento della difesa USA, dal nome “Sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus”.

Nel 2017, al CRL un gruppo di scienziati, diretti dal professore americano G.D. Smith, aveva condotto ricerche su pipistrelli infetti da coronavirus, nelle grotte di Altyntau, Karaungir e Kepterkhan. Coinvolto nella ricerca anche il Centro per la biosicurezza della Zhambyl, dove una vasta comunità di Dungani ha stretti rapporti commerciali con la Cina.

Formalmente, il CRL fa riferimento al "Centro scientifico kazako di quarantena per infezioni zoonotiche" (KNTsKZ) del Ministero della Salute kazako, ma, per l'intero periodo di attività, ha ricevuto meno di 4 milioni $ di contributi statali. Invece, l'edificio del CRL è stato costruito nel 2016 con fondi del Dipartimento della difesa USA - si parla di oltre 110 milioni $ - e annualmente la Defense Threat Reduction Agency (DTRA) USA spende circa 1,3 milioni $ per il lavoro del KNTsKZ, cui si aggiungono circa 300.000 euro della Bundeswehr.

Non basta. Altre centinaia di migliaia di dollari arrivano dal “Centro scientifico-tecnologico Internazionale” di Nur-Sultan, controllato dalla NATO, finanziato al 95% dai governi dell'Alleanza atlantica. A capo di questo Centro c'è R. Lehman, ex capo dell'Agenzia USA per il controllo degli armamenti.

Lo stesso CRL, scrive ritmeurasia.org, brulica letteralmente di "biologi in uniforme", che fanno capo al Dipartimento della difesa USA e relativi appaltatori, funzionari del US Navy Medical Research Center, dell'Istituto di Microbiologia della Bundeswehr e del Laboratorio di Microbiologia di Porton Down. Il personale del laboratorio kazako segue regolarmente stage presso il Centro di ricerca medica della Marina degli Stati Uniti. Ma non il CRL non è solo. Oltre al KNTsKZ, da inizi anni 2000, la ricerca militare americana viene condotta in cinque diversi centri scientifici del Kazakhstan e si sa di circa 28 programmi biologici americani nel paese, con un budget di almeno 20 mln $, curati dalla DTRA.

L'intera branca kazaka di epidemiologia, biosicurezza e microbiologia è letteralmente imbrigliata nella rete di vari dipartimenti militari NATO e ONG occidentali. Nel paese sarebbero operative cinque stazioni anti-peste, ricche di apparecchiature USA, nell'ambito del programma BioWeapons Prevention Project (BWPPP) del Dipartimento della difesa.

Il KNTsKZ kazako, partner del Nuclear Threat Initiative americano, è alla base della Associazione per la biosicurezza dell'Asia centrale e del Caucaso, che comprende Afghanistan, Armenia, Azerbajdzhan, Georgia, Kazakhstan, Kirghizstan, Mongolia, Tadzhikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Fondatori di tale struttura sono: Canadian Global Partnership Program, governo britannico, Commissione europea, Agenzia per la prevenzione delle minacce del Pentagono, Programma di biosicurezza del Dipartimento di Stato, Civilian Research and Development Foundation (USA), Associazioni di biosicurezza americana ed europea, ecc.

Il CRL kazako è uno degli innumerevoli bio-laboratori del Pentagono sparsi in 25 paesi. La cosa più spiacevole, osserva ritmeurasia.org, è che, attraverso il Kazakhstan, sono finiti in mano USA campioni di ceppi conservati dal KNTsKZ dal 1949: peste, febbri emorragiche, tularemia, encefalite da zecche e altre infezioni. Solleva non pochi interrogativi il fatto che, quale membro della Organizzazione per la cooperazione di Shangai e della Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, il Kazakhstan, ai confini di Russia, Cina e Iran, metta il proprio territorio a disposizione della NATO.

La minaccia di una guerra biologica da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO contro gli avversari geopolitici non è affatto effimera. Pur membro della Convenzione di Ginevra del 1972 per il divieto di sviluppo, produzione e stoccaggio di armi batteriologiche e per loro distruzione, Washington ha rifiutato di firmare il protocollo del 2001 sul controllo reciproco.

Inoltre, gli USA hanno ripetutamente condotto lo sviluppo di virus e coronavirus "bellici" e nel 2014 è venuto allo scoperto il lavoro su virus dell'influenza, sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e sindrome respiratoria mediorientale (MERS). Secondo Nature, nei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie ad Atlanta, si erano allora verificati vari incidenti di laboratorio legati ad agenti patogeni e uno dei virus coinvolti era quello dell'influenza artificiale H5N1. Secondo la rivista, si è lavorato anche sul coronavirus SHC014, scoperto nei pipistrelli in Cina. Ora, i "pipistrelli del coronavirus" sono stati "scoperti" dal professor Smith in Kazakhstan, così come in precedenza a Singapore. Troppe coincidenze? Era forse in errore, si chiede ritmeurasia.org, il portavoce del Ministero degli esteri cinese, quando ha accusato i militari USA di aver portato il COVID-19 in Cina?

Perché, ciò che non si può fare negli Stati Uniti, può essere fatto in paesi che sono pronti a fornire il proprio territorio per esperimenti biologici. Secondo l'analista israeliano Jakov Kedmi, i gestori dei programmi militari DTRA, controllano anche società private che non rispondono al Congresso USA e sono esenti da controlli diretti. Il personale di tali laboratori biologici militari ha immunità diplomatica, così che le società private possono lavorare per conto del governo USA, sotto copertura diplomatica, senza il controllo diretto dello stato ospitante.

Oltre agli esperimenti con virus e ceppi di malattie pericolose, gli esperti americani di armi biologiche raccolgono anche biomateriali da cittadini di stati eurasiatici. In particolare, nel 2017, il comando dell'aviazione di addestramento della US Air Force ha annunciato una gara d'appalto per l'acquisto di campioni di RNA di russi di razza caucasica. In Kazakhstan, "biologi in uniforme" hanno studiato la resistenza al virus Ebola da parte di kazaki, russi, ujguri e cinesi.

Secondo l'ex Direttore sanitario generale russo G. Onišcenko, “sarebbe possibile scoprire la catena logica più verosimile tra i laboratori militari statunitensi e il coronavirus, ponendo mente alle strutture sul territorio kazako, ai confini con Russia e Cina, in cui operano microbiologi e virologi militari, anche americani”.


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