Pino Arlacchi - 6 cose minime alla porta di Biden in politica estera


di Pino Arlacchi


Si discute molto in questi giorni della possibile politica estera del nuovo presidente americano, e l’opinione prevalente è che Biden non cambierà né gli indirizzi di fondo né gli orientamenti degli Stati Uniti sui dossier di spessore, diciamo così, medio-piccolo.

Concordo sul fatto che Joe Biden non sarà un Presidente di rottura e di riforme alla Roosevelt, e che la sua tenure non modificherà termini e ritmi del declino della potenza americana. Ma penso anche che egli abbia lo spazio per effettuare cambiamenti che attenuino alcuni tra gli aspetti più deleteri della politica estera USA da Bush in poi. Provo ad elencarli:

1. Tenere fede all’impegno verso il ritorno degli Stati Uniti nel patto sul nucleare iraniano senza sollevare condizioni inaccettabili dai partner dell’accordo.

2. Farla finita con le disastrose guerre in Medioriente portando a termine il ritiro delle forze americane da Afghanistan, Iraq e Siria iniziato da Trump nonché dagli altri teatri di intervento armato come lo Yemen e la Somalia.

3. Ammettere il fallimento della strategia militare di contrasto del terrorismo usando l’argomento che essa ha fatto aumentare del 400% il numero dei militanti islamisti dal 2001 al 2018, e che la diminuzione del 50% degli attentati lungo gli ultimi 5 anni è dovuta proprio all’inizio del ritiro USA dai teatri di conflitto.

4. Porre fine alle sanzioni più odiose contro la popolazione dell’Iran e del Venezuela usando l’argomento che la persecuzione mafiosa contro il Venezuela e il tentativo di strangolamento economico e finanziario dell’Iran sono stati dei fallimenti totali, oltre che essere azioni criminali secondo il diritto internazionale.

5. Portare a termine l’eliminazione del blocco contro Cuba iniziata da Obama e fermata e invertita da Trump.

6. Rientrare a pieno titolo nelle organizzazioni e nei patti internazionali come l’accordo di Parigi sul clima, l’OMS, l’UNESCO, il Consiglio per i diritti umani, e gli accordi con la Russia sul contenimento e il disarmo nucleare.

Tutte queste azioni rientrano nei limiti dei poteri presidenziali, non possono essere ostacolate oltre un certo punto da un Senato ostile, e contribuirebbero a liberare risorse ingenti, da destinare alla cura dei mali interni più assillanti.

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