Venezuela, il fuggiasco De Grazia torna nella "dittatura" per partecipare alle elezioni

18 Maggio 2021 22:56 Fabrizio Verde

La notizia l’abbiamo appresa dai media venezuelani: l’esponente dell’opposizione, Américo De Grazia, del partito La Causa R, ha affermato che nel mese di giugno tornerà in Venezuela per per candidarsi alla carica di governatore dello stato di Bolívar, in vista delle elezioni in programma il prossimo 21 di novembre.

“#RegresoAGuayana, la prima settimana di giugno. Il mio posto di combattimento sarà tra i miei. Inizierò il mio tour di Upata. La Guyana ci ispira con il suo dolore, la fame, la violenza, saccheggiata dall'arco minero, i suoi lavoratori abbandonati”, ha scritto l’oppositore su Twitter.

De Grazia già lo scorso 23 di aprile aveva affermato che avrebbe fatto ritorno in patria “qualunque cosa avrebbe detto Guaidò” e i suoi seguaci golpisti. Adesso invece proprio il leader dei golpisti si è detto pronto al dialogo perché fuori dai giochi e la sua strategia golpista è miseramente fallita. Quindi da Washington, che controlla e decide tutte le mosse dell’opposizione estremista, hanno deciso di provare a far rientrare in gioco Guaidò e i suoi seguaci in questa maniera.

Inoltre il parlamentare fuggito in Italia perché accusato di irregolarità amministrative dopo aver rifiutato di presentare la sua dichiarazione giurata dei beni, ha affermato di voler rientrare in Venezuela per promuovere un referendum revocativo contro Maduro.

Strana dittatura questa in Venezuela. Gli oppositori fuggiti per sottrarsi alla giustizia possono rientrare liberamente e pianificano addirittura di organizzare referendum contro il presunto “dittatore”. Evidentemente c’è qualcosa che non quadra nella narrazione sul Venezuela.

Forse questo è il punto anche per capire come mai i media italiani abbiano ignorato la volontà dell’oppositore venezuelano di far ritorno in Venezuela.

Eppure non era stato così al momento dell’arrivo in Italia di Américo De Grazia e Mariela Magallanes. Daniele Mastrogiacomo scriveva su Repubblica: “Il senatore Pier Ferdinando Casini è riuscito a ottenere un salvacondotto del Tribunale Superiore di Giustizia che ha consentito la partenza dei due parlamentari”, per poi affermare che “il regime di Maduro li accusava di "tentativo di colpo di Stato e incitamento all'insurrezione”.

Il senatore Pier Ferdinando Casini riusciva nell’ardita impresa di sfornare una dichiarazione formata di sole fake news. Ci vuole abilità. Eccola: “La posizione di Magallanes e De Grazia era difficile e a rischio. Ho portato una ventata di Italia tra i nostri connazionali, e ce ne sono tantissimi, che continuano a vivere in condizioni drammatiche. In Venezuela manca la luce e l'acqua anche sei ore al giorno. La gente non mangia e si ammala. Soffre, non può curarsi. Dovevo fare qualcosa e l'ho ottenuta. Adesso mi batterò per altri amici e parlamentari che giacciono in prigione senza aver mai avuto un processo”.

Evidentemente la posizione di De Grazia era così a rischio che adesso decide di tornare in quel paese definito una dittatura totalitaria, partecipare alle elezioni e pianificare di organizzare un referendum contro il presidente Maduro. Come prevede la Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Sì, al contrario della democrazia liberale italiana, in Venezuela il popolo ha la possibilità di revocare il presidente tramite referendum.

Una dittatura davvero implacabile.

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