Brasile, i sostenitori di Bolsonaro manifestano per chiedere un "intervento militare"

02 Novembre 2022 16:56 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Il presidente uscente del Brasile Jair Bolsonaro circa 48 ore dopo la sconfitta ala ballottaggio contro Lula ha rotto il silenzio, e pur non riconoscendo pubblicamente la vittoria dello storico dirigente della sinistra brasiliana e già presidente per due mandati, ha affermato di voler rispettare i dettami della Costituzione brasiliana. Dando poi successivamente ordine a un suo ministro di procedere con la transizione dei poteri come prevedono le leggi del paese sudamericano.

Intanto però la sua condotta ha scaldato gli animi dei suoi sostenitori che non accettano la sconfitta.

Migliaia di sostenitori del presidente uscente Bolsonaro, adesso, dopo aver bloccato le strade sono passati direttamente a invocare un golpe per impedire a Lula di tornare alla presidenza. Radunati davanti al quartier generale dell'esercito a Rio de Janeiro hanno chiesto un "intervento militare" e annullare le elezioni presidenziali di domenica, in quanto in disaccordo con la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva.

I manifestanti sono arrivati intorno alle 8 del mattino ora locale sventolando bandiere brasiliane e portando cartelli con scritto "intervento militare" e "intervento federale".

"Stiamo monitorando da vicino le manifestazioni che si stanno svolgendo davanti al Comando militare di Leste, in piazza Duque de Caixas, nel centro di Rio de Janeiro", ha spiegato la Polizia militare su Twitter.

Nel suo discorso di ieri il presidente Jair Bolsonaro aveva affermato che "i movimenti popolari sono il risultato dell'indignazione e del sentimento di ingiustizia per il modo in cui si è svolto il processo elettorale". Molti analisti hanno interpretato questo discorso come un velato sostegno alle proteste.

Ma sono fondati i sospetti che agitano l’estrema destra brasiliana?

Il quotidiano brasiliano ‘Brasil de Fato’ afferma che diverse narrazioni sui brogli avvenuti nel ballottaggio tra Lula e Bolsonaro sono riconducibili agli ambienti della destra statunitense schierata a sostegno di Bolsonaro.

«Personaggi di estrema destra negli Stati Uniti hanno propagandato già da domenica - scrive Brasil de Fato - la teoria secondo cui il candidato del PL, Jair Bolsonaro, avrebbe subito un broglio elettorale e non dovrebbe riconoscere la vittoria di Lula».

Viene citato a tal proposito Alex Jones di InfoWars: «Jones ha affermato che Bolsonaro "probabilmente ha vinto di 20 punti" e che "lui [Bolsonaro] può entrare nell'esercito e affrontare questo golpe comunista". Il proprietario di InfoWars ha inoltre affermato di avere "molti legami con Bolsonaro" e ha raccontato di aver già incontrato un membro della famiglia del presidente in carica che fa parte del Congresso, un probabile riferimento a Eduardo Bolsonaro (PL-SP), con cui si è incontrato nel 2020».

Oltre a Jones, il quotidiano poi cita Steve Bannon, ex consigliere di Trump, e il già ministro degli Esteri del Brasile Ernesto Araújo, come altri personaggi che accreditano l’ipotesi dei brogli elettorali volti a riportare Lula alla presidenza del Brasile.

Secondo quanto rivela Agência Pública, già alla vigilia del primo turno gli alleati di Trump erano intervenuti a sostegno di Bolsonaro con menzogne sui sondaggi.

Intanto la protesta ‘originaria’, quella dei camionisti perde di intensità. Secondo la Polizia Stradale (PRF, secondo l'acronimo portoghese), oggi permangono ancora 167 blocchi di camionisti, in calo rispetto ai circa 500 del giorno successivo alle elezioni.

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