La Corte penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per il presidente russo Vladimir Putin e per il commissario russo per i diritti dell'infanzia Maria Lvova-Belova, ha reso noto l’organismo (non riconosciuto dalla Russia) in un comunicato.
La dichiarazione afferma che potrebbero essere responsabili "del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione Russa".
Da Mosca è giunta una pronta risposta. Le decisioni della Corte Penale Internazionale non hanno alcun significato per la Russia, dal momento che la Federazione Russa non è parte dello Statuto di Roma e non ha obblighi ai sensi di esso. Lo ha sottolineato il 17 marzo la rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
"La Russia non è parte dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e non ha alcun obbligo ai sensi dello stesso. La Russia non sta collaborando con questo organismo e le eventuali "prescrizioni" di arresto emanate dalla Corte Internazionale di Giustizia sarebbero per noi giuridicamente nulle", ha scritto su Telegram la diplomatica.
Come aveva già sottolineato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la Russia non riconosce la Corte Penale Internazionale e la sua giurisdizione. Evidenziando inoltre che gli organi giudiziari internazionali hanno ignorato la tragedia del Donbass per molti anni.
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