Una Banca pubblica per cittadini e imprese. Una chimera? No ce lo chiede l'Europa...


di Cesare Sacchetti
(Coordinatore per Roma del Movimento Base Italia)

Una banca pubblica per i cittadini e per le imprese. Non è una chimera, ma un progetto che può essere realizzato senza andare contro i Trattati. Francia e Germania lo hanno già fatto e utilizzano la loro Banca di Stato per erogare il credito alle imprese a bassi tassi di interesse. Può farlo anche l’Italia nel pieno rispetto delle normative comunitarie. Ieri è stata presentata a Roma da “Movimento Base Italia”, insieme alla Senatrice Blundo (Movimento 5 Stelle) che ha aderito all’iniziativa, una proposta di legge di iniziativa popolare che preveda l’istituzione di una banca di Stato per i cittadini e le piccole e medie imprese, insieme ai tre referendum abrogativi per fermare l’operazione “Mare Nostrum”, sopprimere gli anatocismi bancari reintrodotti dal Governo Renzi e mettere fine alla disparità contrattuale tra marittimi italiani e stranieri, che mette in competizione i nostri marinai con quelli extracomunitari più appetibili dagli armatori per il loro basso costo causando una drammatica disoccupazione in questo settore strategico per la Nazione. “E’ stato un piacere firmare i referendum e questa proposta di legge popolare. La Banca di Stato è lo strumento ideale per dare il credito alle piccole e medie imprese”, così ha commentato la Senatrice Blundo che ha espresso grande preoccupazione per le riforme costituzionali che rischiano di ledere se non limitare del tutto gli strumenti di democrazia diretta, “questa riforma del Senato sta aprendo le porte a una dittatura. L’iniziativa di Movimento Base Italia è storica e sono felice di parteciparvi”.
I vantaggi che comporterebbe l’istituzione di una Banca di Stato sono molti, in particolare la possibilità che lo Stato avrebbe di ricomprare il proprio debito pubblico calmierando i tassi di interesse e il famigerato spread. L’Avv. Valeria Sanfilippo, responsabile dell’Ufficio Legale di Movimento Base, sottolinea come verrebbe restituita alle piccole e medie imprese la possibilità di creare sviluppo e abbattere la disoccupazione, guadagnando un risparmio netto di 70 miliardi di Euro all’anno per gli interessi sul debito pubblico: ”La Banca Pubblica potrebbe prestare direttamente il denaro alle piccole e medie imprese e noi abbiamo bisogno di investimenti per far ripartire l’economia. Dare il credito a basso costo è un modo ottimale per far ripartire l’economia, utilizzando gli strumenti che ci danno i trattati”. Il profilo della nuova banca pubblica sarebbe di un istituto partecipato interamente dal Tesoro, che versi i propri utili nelle casse dello Stato. La nascita di questo Ente Bancario Italiano passerebbe dalla nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena e del Gruppo Carige, gruppi bancari in sofferenza con forti perdite, che il nuovo gruppo bancario pubblico acquisirebbe facendosi carico delle passività ma anche degli utili che ne deriverebbero, evitando la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite che è stata la regola prevalente nel capitalismo italiano degli ultimi anni.
Una proposta semplice e immediata realizzabile in breve tempo con il consenso trasversale di tutto l’arco parlamentare, che potrebbe fare propria questa legge di iniziativa popolare riallacciando così quel filo diretto con la società civile che da troppo tempo è stato reciso bruscamente. In questo caso lo Stato interviene nell’economia e nella regolazione dei processi economici in maniera virtuosa e doverosa, consentendo alla macchina di ripartire e di interrompere una crisi economica che dura ormai da troppi anni.
Non si ricorda nella storia economica del secolo scorso una recessione così lunga, nemmeno dopo la disastrosa crisi del 1929, quando gli Stati sovrani cominciarono a fare politiche economiche anticicliche, in primis gli Stati Uniti con il WPA (Work Progress Administration) e l’Italia con l’istituzione dell’IRI. I Trattati lasciano degli spazi di manovra per questo tipo di intervento, e dal momento che ci viene ripetuto e detto a ogni piè sospinto che dobbiamo rispettare i dettami di Bruxelles, abbiamo l’occasione per farlo con un intervento a sostegno dell’economia.

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