Due anni fa, a bassa voce in un primo momento, poi sempre più forte, il mondo finanziario ha iniziato a discutere quello che, come sostiene
ZeroHedge, non sarà mai discusso apertamente -
la fine del sistema che a detta di molti ha incorniciato e facilitato lo status di valuta di riserva del dollaro USA: i petrodollari, o il modo in cui i paesi che esportano petrolio riutilizzano i dollari che hanno ricevuto in cambio delle loro esportazioni di petrolio per l'acquisto di più beni denominati in dollari, aumentando la solidità finanziaria della valuta di riserva, che porta a prezzi delle attività ancora più elevati e ancora più acquisti denominati in dollari e così via, in un circolo virtuoso soprattutto se qualcuno vanta attività denominate in dollari e stampa valuta statunitense.
La spinta principale di questo allontanamento dal dollaro, raccontato in primo luogo nei media non-mainstream, proveniva dalla volontà di Russia e Cina, così come del resto delle nazioni BRIC, di prendere le distanze dallo status quo del mondo sviluppato guidato dagli Usa e condurre il commercio globale attraverso accordi bilaterali che non si basino del tutto sul (Petro) Dollaro. E infatti, questo ha avuto luogo, come Russia e Cina, insieme con l'Iran, e sempre più nazioni in via di sviluppo, hanno commerciato tra di loro, bypassando il dollaro del tutto, impegnandosi in accordi commerciali bilaterali.
Eppure, pochi avrebbero creduto che il Petrodollaro sarebbe morto in silenzio, anche se ironicamente, senza troppi input da Russia o Cina, e paradossalmente, per lo più, a seguito delle azioni della stessa Fed, con la sua politica del dollaro forte, e in misura minore dell’Arabia Saudita che inondando il mondo greggio, inizialmente per danneggiare Putin, potrebbe aver finito per danneggiare se stessa e il suo socio, gli Stati Uniti di America.
Come riporta
Reuters, che cita uno studio di BNP Paribas,
per la prima volta in quasi due decenni, i paesi esportatori di energia non investiranno i loro "petrodollari" nei mercati mondiali. In sostanza, il Petrodollaro, che ha a lungo servito da leva per gli Stati Uniti per incoraggiare e facilitare il riciclo di dollari, e un costante reinvestimento in attività denominate in dollari da parte dei paesi esportatori di petrolio e, quindi, un mezzo per aumentare costantemente il prezzo nominale di tutte le attività denominate in dollari, si è appena ridotto all’irrilevanza.
Conseguenza del drastico calo dei prezzi del petrolio, questo cambiamento potrebbe provocare un problema di liquidità nel mercato globale, si legge nello studio.
In breve, il Petrodollaro potrebbe non essere ancora morto, almeno non ancora, dal momento che il dollaro è ancora la principale valuta di riserva, anche se solo per poco, ma è riuscito a ridursi all’irrilevanza che è essenzialmente la stessa cosa.