Ogni pretesto è buono per commissariare: cosa rischia l'Italia. Lidia Undiemi


di Lidia Undiemi
(articolo già pubblicato sul Fatto Quotidiano)

Il ricatto dei mercati sta nuovamente scatenando tutta la sua furia contro la povera Grecia, e non illudiamoci che ciò non possa accadere anche all’Italia, considerati anche gli altri precedenti (Spagna, Irlanda, Portogallo e Cipro).
Il pretesto, questa volta, è l’anticipo dell’elezione del presidente della Repubblica, l’attuale governo di Samaras potrebbe non reggere l’impatto e in base agli ultimi sondaggi il partito di sinistra Syriza riuscirebbe a vincere anche se non sarebbe in grado di governare da solo. Per capire qual è la posta in gioco, occorre anzitutto spiegare come avviene e in cosa consiste il commissariamento da parte della Troika dello Stato minacciato dai mercati, in tal caso la Grecia.
Come spiego e documento in modo dettagliato nel mio libro “Il ricatto dei mercati”, il commissariamento parte dalla richiesta di aiuto proveniente da un paese che trova grosse difficoltà a finanziarsi sui mercati, lo spread sale e la crisi finanziaria si traduce in una destabilizzazione politica. Entra così in scena la Troika – BCE, Commissione UE e FMI – che si dichiara disponibile a sostenere il governo con un meccanismo di assistenza finanziaria, ma a condizione che, attenzione, questo si impegni a portare avanti la sua agenda politica, cioè le famose “riforme”.
La prima richiesta di prestiti inoltrata dalla Repubblica Ellenica alla Troika risale al 23 aprile 2010, l’accordo raggiunto prevedeva un piano di finanziamento complessivo di 110 miliardi di euro, poi sottoposto ad una serie di variazioni in base alle esigenze che si andavano via via manifestando (proroga dei prestiti già erogati, riduzione del tasso applicato, ecc.). Le condizioni del prestito sono progettate di modo tale che venga concretamente erogato man mano che la politica interna realizza le “riforme”. I rappresentanti della Troika, infatti, si recano periodicamente in Grecia per verificare quanto pattuito, e soltanto dopo averne accertato l’effettiva attuazione procede al rilascio delle successive tranche di aiuti. Si dice, a tal proposito, che lo scorso anno il trio abbia rimandato la sua visita perché la Grecia avrebbe dovuto rispettare 135 condizioni entro l’autunno e invece era riuscita ad attuarne soltanto 60. Insomma, o si riesce a trovare la maggioranza per eseguire le direttive della Troika oppure si rischia un altro “ricatto” dei mercati.
Ma in cosa consistono le riforme? Drastica riduzione della spesa pubblica in settori come la sanità, la scuola e la ricerca, tagli ai salari e alle pensioni ed altre misure di austerità contro il popolo.
Ecco, è questa la sintesi politica delle modalità di gestione dell’attuale crisi dell’eurozona: i mercati generano le destabilizzazioni, poi interviene la Troika che con il pretesto del sostegno finanziario riesce di fatto a sostituirsi ai partiti e ai loro programmi politici, senza quindi nemmeno disturbarsi di ottenere alcuna forma di consenso popolare. E, tirando le somme, sono i cittadini a pagare il prezzo delle crisi mentre le banche ottengono ingenti salvataggi pubblici.
Ecco, commissariare l’Italia significa sottoporre i suoi abitanti ad un simile attacco, tenendo conto che siamo dentro questo percorso dal 2011 con la delegittimazione del governo Berlusconi in favore di quello “tecnico” di Monti.
Avremo modo di affrontare altre importanti questioni sul destino degli Stati europei (come e perché i mercati riescono a ricattare gli stati, chi sceglie le riforme, cosa legittima la Troika, ecc.) al fine di potere realizzare una controffensiva politica, perché è sul piano politico che si gioca la partita, altro che libero mercato.

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