"E' profondamente stupido comparare la Russia di oggi a un qualunque emirato petrolifero". J. Sapir

La seduta è stata movimentata, ma gloriosa, per il rublo mercoledì 17 dicembre. Si è fortemente apprezzato sul dollaro e sull'euro dopo i crolli catastrofici di venerdì, lunedì e martedi. La Borsa di Mosca, che aveva visto un forte ribasso nei primi due giorni della settimana, è aumentata di un 17%. La tendenza, lo scrive Jacques Sapir sul suo blog, è abbastanza netta, anche se non ha prodotto gli stessi titoli di giornali e dei cosidetti “osservatori”. Nessuna notizia neanche sulle scelte da parte della politica russa.
Scelte che illustra Sapir nel suo blog. La strategia del governo e della Banca centrale sembra funzionare nel breve periodo, maggiori dubbi restano nel lungo periodo: non tanto l'innalzamento dei tassi al 17%, ma per arginare il crollo del rublo sembra sia stato fondamentale l'impegno delle riserve del Ministero delle Finanze e della Banca centrale insime alle misure amministrative verso alcune banche. L'intervento delle riserve della Banca centrale e del Ministero del Tesoro hanno saturato i mercati, il rublo si è apprezzato e i contratti si sono stabilizzati trai 62-60,5 rubli per un dollaro.
Questi grandi spostamenti hanno determinato perdite enormi per gli speculatori. Nei prossimi giorni si vedrà quello che potrà accadere a certi movimenti speculativi, in particolare agli Usa, e certe piccole banche russe, che si sono opposte alla politica portata avanti da Vladimir Putin. E' chiaro che questa strategia doveva assolutamente essere perseguita nel giorno in cui il presidente ha parlato alla nazione per ridare fiducia alla popolazione. L'obiettivo dovrebbe dunque essere quello di arrivare a 55 rubli per un dollaro, il livello d'equilibro per un barile di petrolio al di sotto dei 60 dollari e tale che rassicurebbe la popolazione.

Non si conosce, prosegue Sapir, ancora esattamente il costo di questa strategia, ma è chiaramente molto importante. La Banca centrale e il governo hanno certamente gettato delle somme notevoli sul mercato per arrivare ai loro fini e dovranno farlo nei giorni a venire. Probabilmente intorno ai 30 miliardi di dollari a settimana. Ma è chiaro che la Russia non ne ha i mezzi nel lungo periodo: le riserve della Banca centrale sono meno di 400 miliardi di dollari.
Questo costo non è il solo, bisogna aggiungere anche quello che ne consegue dal mantenere dei tassi d'interesse elevati, attestatesi al 17%, con un'inflazione che si situa al 10,5% l'anno. Se questi tassi devono mantenersi a questi livelli, nel lungo periodo si assisterebbe allo strangolamento dell'economia russa. Bisogna quindi considerare che una politica di lotta contro la speculazione attraverso dei mezzi di mercato può essere efficace, come ieri, ma il costo diviene rapidamente crescente. Si capisce quindi che, nello spirito del governo, questa strategia non sia destinata a durare, ma la speranza è che con il mese di gennaio le pressioni dei mercati diminuiranno. Altrimenti la situazione potrebbe presto degenerare e q quel punto Mosca potrebbe essere costretta ad adottare dei controlli di capitale. Se, al contrario, l'impegno del Ministero delle Finanze e della Banca centrale proseguiranno, bisognerà allora riconsiderare seriamente le differenti opzioni sul tavolo.
Un'ultima lezione, prosegue Sapir, deve essere tratta da questi avvenimenti: questo mini-krach sul mercato dei cambi ha riattivato tutta “la sfiducia incosciente” verso l'economia russa come fu nell'agosto del 1998. Ora, contrariamente a quell'epoca, Mosca non corre il rischio di un default: nel 1998, le riserve della Banca centrale erano troppo deboli, intorno ai 30 miliardi. Sono oggi 420 miliardi, 14 volte superiore. Il debito pubblico era un problema maggiore nel 1998, oggi la Russia è uno dei paesi meno indebitati al mondo con solo il 9% del Pil per quel che riguarda il debito pubblico, vale a dire più di 10 volte in meno di quello della Francia. La bilancia commerciale, infine, era in deficit nel primo semestre del 1998, mentre oggi è positiva per 120 miliardi l'anno, una cifra comparabile a quella della Germania.
L'industria russa si è sviluppata rapidamente e lo si può vedere nella mole di contratti siglati recentemente se si considera la produzione dell'auto o dell'aeronautica. E' profondamente stupido, conclude Sapir, comparare la Russia di oggi a un qualunque emirato petrolifero. Ed è profndamente stupido comparare la Russia di oggi a quella del 1998. Ma, alcuni l'hanno fatto, a volte in buona fede senza avere una grande conoscenza dell'economia russa, e altre volte in cattiva fede, dimostrando una voontà di alimentare le tensioni. E' importante non lasciarsi guidare dall'ideologia quando si cerca di comprendere quello che sta accadendo in Russia.

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