"Che fine ha fatto la liberazione di Mosul?"



di Fulvio Scaglione* - Linkiesta


E la liberazione di Mosul? Che fine ha fatto la liberazione di Mosul? Come procede l’operazione militare avviata a metà ottobre? Qualche settimana fa le prime linee dell’Isis erano state disfatte, le avanguardie dell’esercito iracheno erano entrate nella città occupata dal luglio 2014, i peshmerga avanzavano senza sosta. Poi… silenzio.


In realtà qualcuno che parla c’è. E’ l’Unami, ovvero la missione delle Nazioni Unite per l’assistenza all’Iraq, diretta da Jan Kubis, ex ministro degli Esteri (2006-2009) della Slovacchia ed ex segretario generale dell’Osce. L’Unami ha diffuso dati allucinanti sul numero dei morti, civili e non, in Iraq negli ultimi due mesi, ottobre e novembre. Nel mese di settembre, cioè prima della grande offensiva su Mosul, i civili iracheni uccisi erano stati 609 (con 951 feriti); in ottobre sono diventati 1.120 (con 1.005 feriti) e in novembre 926 (930 feriti). Per quanto invece riguarda militari e combattenti vari, le cifre sono queste: in settembre, 394 uccisi (208 feriti), in ottobre 672 uccisi (353 feriti), in novembre 1.959 uccisi (e 450 feriti).



Come si può notare, non è che i media occidentali si diano tanto da fare per diffondere queste cifre. Che hanno l’agghiacciante potere di smentire le belle favole che ci raccontiamo per dormire più sereni la sera. La liberazione di Mosul si è bloccata perché sono stati concessi ai miliziani dell’Isis due anni abbondanti. In questo periodo, i jihadisti asserragliati in città hanno potuto abbattere palazzi ed erigere muri per cambiare l’assetto del tessuto urbano e renderlo più difendibile. Minare le via d’accesso. Annidarsi tra i civili per meglio usarli come scudi umani. E infatti la stessa Unami riporta che tra gli uomini e le done di Mosul ci sono già state molte vittime, anche se avverte di non aver potuto verificare (“… could only partially verify certain incidents”), data la situazione, le notizie in suo possesso.


L’offensiva contro Mosul si è arenata. Se la città sarà attaccata davvero, si ripeterà lo scenario di Aleppo. Anche se, con ogni probabilità, non avremo i racconti sull’ultimo ospedale, l’ultimo medico, l’ultimo clown, l’ultima bambina


Insomma, i jihadisti sono riusciti a trasformare Mosul in una nuova Aleppo. Il che è esattamente quello che succede quando la guerriglia si insedia tra i civili e chi vuole combatterla non smette di farlo. Ad Aleppo, al di là delle propagande, sappiamo quel che succede: la stessa cosa che succede in tutte le guerre contemporanee. Giusto per dare un’idea, prendiamo le stime del Jerusalem Center for Public Affair, in un lungo articolo di Lenny Ben-David, direttore delle Pubblicazioni del Center.


Ben-David pubblica i dati per ridimensionare le stime Onu sui civili uccisi a Gaza dall’esercito israeliano durante la guerra del 2014. Quindi, il suo punto di vista è “morbido” sul tema. Anche così, però, non può fare a meno di dire che il 45% dei 2.100 uccisi a Gaza erano civili: cioè, 945 persone disarmate ammazzate negli attacchi. E aggiunge (per dire che gli israeliani in fondo sono stati bravi) che nell’invasione anglo-americana dell’Iraq la percentuale dei civili uccisi era stata del 76,3%, in Afghanistan del 57,1%, nei Balcani del 53,8%.


Per questo l’offensiva contro Mosul si è arenata. Se la città sarà attaccata davvero, si ripeterà (inevitabilmente e passo per passo) lo scenario di Aleppo. Anche se, con ogni probabilità, non avremo i racconti sull’ultimo ospedale, l’ultimo medico, l’ultimo clown, l’ultima bambina e così via.


*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore

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