di Francesco Erspamer*
Dunque l’impatto del panico da coronavirus sull’Italia sarà dai 10 ai 30 miliardi, spiegano i giornali, come a dire che non ne hanno nessuna idea. Ma lo stesso, perché accettare che la nostra economia venga messa in ginocchio e milioni di cittadini ne paghino le conseguenze? O che il debito pubblico cresca ulteriormente? Non sono affatto un sostenitore del rigore e dell’austerity, al contrario. Ma il debito non è arrivato così in alto per una catena di catastrofi o viceversa per un piano di ricostruzione nazionale; è alto perché a poche multinazionali per lo più straniere e a un ristretto numero di avidi italiani è stato consentito di accumulare oscene fortune evadendo il fisco, spesso legalmente, o ottenendo a prezzi di svendita il permesso di sfruttare i beni comuni e pubblici (le privatizzazioni e le concessioni). Grazie alla corruzione di giornalisti e politici ma anche alla colpevole disattenzione della gente. È il momento che ridiano alla comunità quello che (secondo me) hanno rubato o (secondo i liberisti) meritato. Di miliardari ce ne sono una quarantina, in Italia, e complessivamente possiedono, contando solo i beni personali, quasi 150 miliardi.
Basterebbe che ciascuno di loro desse allo Stato, volente o nolente, una percentuale del suo patrimonio, diciamo un 20%. Vi pare troppo? Comunque gli resterebbe, al più povero di loro, abbastanza da far vivere nel lusso più sfrenato (sostanzialmente inimmaginabile da noi comuni mortali) anche i suoi figli e i figli dei figli; proprio non possiamo chiamarlo un sacrificio, tutt’al più un dovere civico. I multimilionari sono molti di più, decine di migliaia: vogliamo che facciano la loro parte per superare questa emergenza nazionale o lasceremo che si imboschino, come i loro progenitori durante le guerre mondiali da loro volute, quando invece di andare al fronte a rischiare la vita per la patria facevano soldi speculando sugli armamenti o sulle forniture? Se non sono cittadini come gli altri gli va tolta la cittadinanza e vanno buttati fuori dal paese, dal quale tanto scapperanno alla prima difficoltà.
Quanto ai politici e giornalisti che si riempiono la bocca di Italia e di prima-gli-italiani, è il momento che dimostrino coi fatti il loro nazionalismo e il loro populismo, invece di fare come al solito gli interessi delle multinazionali straniere.
*Professore all'Harvard University
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