Elezioni in Venezuela: propaganda e realtà

10 Maggio 2024 10:00 Fabrizio Verde


di Fabrizio Verde

La solita propaganda anti-venezuelana dei media mainstream, scontata e ormai anche banale, in vista delle prossime elezioni presidenziali in programma a luglio, descrive la tornata elettorale come una specie di farsa organizzata dal tiranno Maduro per legittimare il proprio potere. Con Maduro che fino all’ultimo ha tentato di eliminare Maria Corina Machado (inabilitata per gravi reati) - dirigente attualmente di punta dell’opposizione estremista e golpista - perché la sua unica contendente.

La realtà, come al solito, si incarica di smentire la propaganda preparata nelle cucine di Washington ad uso e consumo di questi fake media. Al posto della golpista inabilitata c’è il semi-sconosciuto Edmundo González Urrutia, e ben altri 8 candidati di opposizione al chavismo.

Quindi tutte le narrazioni martellanti su Maduro contro un’opposizione unita contro il chavismo sono semplicemente false. Così come non corrisponde al vero l’affermazione che vuole il chavismo impegnato nel non permettere ai candidati di opposizione di candidarsi per sfidare Maduro.

A tal proposito, il Consiglio nazionale elettorale (CNE) ha pubblicato mercoledì sera la scheda elettorale ufficiale per le elezioni presidenziali di luglio. Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, compare nella prima fila e in parte della seconda e della terza con il sostegno di 13 partiti politici.

La scheda elettorale del CNE colloca il candidato Luis Eduardo Martínez a sinistra delle ultime tre file, e compare 6 volte sulla scheda. Antonio Ecarri compare nella terza, quarta e quinta fila, con il sostegno di 6 partiti.

José Brito, invece, compare al centro della quarta e quinta fila, sostenuto da 4 partiti. Il candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia occupa invece il centro della seconda e terza fila, sostenuto da MUD, MPV e UNT.

Nel frattempo, Daniel Ceballos compare due volte sulla scheda elettorale nella seconda e terza fila, sostenuto da Voluntad Popular e Arepa Digital.

Gli altri candidati sono Claudio Fermín, che compare solo una volta, seguito da Javier Bertucci, Benjamín Rausseo ed Enrique Márquez, anch'essi presenti solo una volta sulla scheda.



Adesso andiamo a vedere, tramite Mision Verdad, un breve profilo dei candidati di opposizione.

Edmundo González Urrutia: candidato della Plataforma Unitaria Democrática (PUD), ha una formazione accademica in Relazioni internazionali conseguita negli Stati Uniti. Ha iniziato la sua carriera diplomatica come primo segretario dell'ambasciata venezuelana negli Stati Uniti. Successivamente, ha lavorato presso la Direzione Generale della Politica Internazionale del Ministero degli Affari Esteri e ha ricoperto il ruolo di collegamento internazionale per la Mesa de la Unidad Democrática (MUD) tra il 2013 e il 2015. In quest'ultimo ruolo, González Urrutia è stato incaricato di proiettare a livello internazionale le strategie di sfida contro il presidente Nicolás Maduro. Riflette un forte interesse a riallineare il Venezuela alla sfera d'influenza statunitense, propendendo per una postura di tutela e subordinazione.


Antonio Ecarri: avvocato e politico venezuelano dissidente, proveniente dalle file di Primero Justicia (PJ), con esperienza come consigliere comunale di Chacao. Ha espresso divergenze con l'opposizione tradizionale e ha costruito la sua immagine come alternativa ad essa. Presenta la sua candidatura come "opzione centrista" per superare la polarizzazione tra chavismo e opposizione. Fondatore dell'organizzazione Alianza del Lápiz, Ecarri si distingue per il suo lavoro settoriale nel campo dell'istruzione, che gli ha permesso di posizionarsi a Caracas e Miranda. Ha ottenuto il sostegno di Fuerza Vecinal, dopo le dimissioni di Manuel Rosales dalla candidatura.


Luis Eduardo Martínez: è il candidato presidenziale di Acción Democrática (AD), partito guidato da Bernabé Gutiérrez. Rappresenta una nuova leadership all'interno delle tradizionali organizzazioni venezuelane raggruppate nel G4 che hanno cambiato direzione politica perché in disaccordo con la strategia astensionista. In un'intervista, Martínez ha dichiarato che alcuni elementi radicali dell'opposizione non sono motivati da interessi nazionali, per cui si dissocia da loro. Ha ottenuto il sostegno di Copei e del partito della Destra Democratica Popolare.


José Brito: politico venezuelano, deputato all'Assemblea Nazionale, eletto nel 2020. È noto per le sue critiche all'opposizione raggruppata nella Plataforma Unitaria Democrática (PUD) e considera le sanzioni internazionali una minaccia per l'economia del Venezuela. Come Martínez, fa parte della leadership formatasi nei partiti di opposizione abbandonati dai leader astensionisti. Nell'aprile 2024, la Corte Suprema di Giustizia (TSJ) ha nominato Brito a capo di un consiglio di amministrazione ad hoc del PJ, che gli ha permesso di presentare candidati al CNE.


Daniel Ceballos: è candidato alla presidenza per il partito Arepa. La sua traiettoria politica comprende il mandato di sindaco di San Cristóbal nel 2013, interrotto da un mandato di arresto del TSJ per aver appoggiato le guarimbas del 2014 e aver incitato alla violenza. Grazie al tavolo di dialogo promosso dal governo venezuelano, ha ricevuto l'indulto e ha ripreso la sua carriera politica. Ceballos ha fatto parte di Voluntad Popular durante la sua ascesa politica, ma ha preso le distanze dal partito per le differenze con la sua strategia violenta e radicale. Considera le guarimbas un errore che ha indebolito l'opposizione.


Javier Bertucci: è un pastore evangelico, uomo d'affari e politico venezuelano che si è candidato due volte alla presidenza per il partito El Cambio. Attualmente è deputato all'Assemblea Nazionale. Pur identificandosi come un oppositore del governo di Nicolás Maduro, il suo approccio si differenzia da quello dell'opposizione tradizionale per la sua apertura al dialogo. Bertucci è riuscito a ottenere l'11% dei voti nel 2018, il che lo rende uno dei pochi attori politici in grado di attrarre elettori al di là della tipica divisione tra chavismo e opposizione.


Benjamín Rausseo: si candida al di fuori dei partiti politici tradizionali, cercando di attrarre gli elettori disillusi dalla polarizzazione e dalle strutture partitiche esistenti. Si è espresso contro le sanzioni internazionali imposte al Venezuela. Il partito Redes ha ritirato il suo sostegno a causa delle differenze ideologiche e della percezione che Rausseo stia conducendo una campagna "vuota" senza alcun legame con la popolazione.


Claudio Fermín: la carriera politica di Claudio Fermín, ex sindaco di Caracas, è caratterizzata dalla sua esperienza nella pubblica amministrazione e dalla sua posizione moderata all'interno dell'opposizione politica venezuelana. Ha iniziato la sua carriera pubblica in Acción Democrática, ma il suo dissenso dalla linea del partito lo ha portato a lasciare il partito. Ha fondato il partito Soluciones por Venezuela (Soluzioni per il Venezuela), che attualmente guida. Ha partecipato a iniziative di dialogo con il governo nazionale, cercando accordi a favore del Paese e rifiutando le sanzioni.

Enrique Márquez: ex rettore del CNE, sostiene che la partecipazione alle elezioni è l'unico modo legittimo ed efficace per ottenere un cambiamento politico in Venezuela. Entrato nel 2007 nel partito Un Nuevo Tiempo, è stato espulso nel 2018 per aver sostenuto la candidatura di Henri Falcón nel 2018, in contrasto con la strategia di astensione promossa dalla MUD. Ritiene che le sanzioni internazionali non siano riuscite a indebolire il governo nazionale; al contrario, hanno danneggiato la popolazione venezuelana.

Conclude così la sua panoramica Mision Verdad: “Analizzando i profili di questo spettro, si può osservare chiaramente la mancanza di unità e forza tra le opposizioni. Nonostante tutti i candidati si oppongano al governo Maduro, essi rappresentano un'ampia gamma di posizioni politiche che appaiono inconciliabili tra loro.

L'attuale frammentazione affonda le sue radici in una serie di errori strategici commessi nel corso degli anni, come l'indebita influenza di María Corina Machado nelle problematiche primarie del 2023, dove ha imposto la sua candidatura nonostante fosse politicamente inabilitata, emarginando le voci dissenzienti.

Il rifiuto di Machado di nominare un sostituto ha esacerbato le divisioni, che hanno portato all'imposizione unilaterale di Corina Yoris come candidata e, infine, all'accettazione all'ultimo minuto dell'appoggio a Edmundo González, un candidato che a volte è sembrato un'opzione per coprire María Corina, altre volte uno che risponde ai settori rappresentati nel PUD, ma che non è mai stato un candidato concordato da tutte le fazioni dell'opposizione, tanto meno quando è stata lasciata un'offerta elettorale piena di candidati con le loro agende particolari”
.

Questa dettagliata panoramica dei candidati alle prossime elezioni presidenziali in Venezuela mette in luce non solo la complessità del panorama politico interno, ma anche la vivacità e la diversità del processo elettorale nel paese. Emerge quindi con forza la discrepanza tra la narrazione dominante dei media mainstream e la realtà del contesto venezuelano.

Le notizie tendenziose e false diffuse dai media mainstream ritraggono spesso il processo elettorale venezuelano in modo distorto, riducendolo a una semplice lotta tra il governo e un'opposizione monolitica. Tuttavia, la realtà è molto più complessa, con una variegata gamma di candidati provenienti da diverse fazioni politiche che partecipano attivamente al processo democratico.

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