Fonte israeliana: "Tel Aviv non accetterà comunque la fine della guerra"

05 Maggio 2024 11:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Israele non metterà fine alla guerra contro Hamas nemmeno in caso di rilascio degli ostaggi detenuti dal gruppo palestinese nella Striscia di Gaza. Lo ha confermato, ieri, il giornalista Suleiman Maswadeh, citando una "fonte politica" anonima all'interno del governo del Paese ebraico.

"Contrariamente alle pubblicazioni [giornalistiche], Israele non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per la liberazione dei nostri ostaggi ", ha spiegato la persona consultata. Allo stesso modo, ha annunciato che il "livello politico" ha deciso che le forze di difesa israeliane "entreranno [nella città di Gaza di] Rafa e distruggeranno i battaglioni di Hamas che rimangono lì, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno una tregua temporanea per il rilascio dei nostri ostaggi.”

La fonte si riferisce ad una proposta del Paese ebraico per un cessate il fuoco di 40 giorni e uno scambio di prigionieri palestinesi con ostaggi, mentre si susseguono notizie sui preparativi dell'esercito israeliano per lanciare un'offensiva a Rafah, piena di profughi di Gaza che arrivano da altre zone del l'enclave palestinese.

Allo stesso modo, le dichiarazioni della fonte coincidono con quelle del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all'inizio di questa settimana. "L'idea che fermeremo la guerra prima di raggiungere tutti i suoi obiettivi è fuori dubbio. Entreremo a Rafah ed elimineremo lì i battaglioni di Hamas, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria completa", aveva già avvertito il primo ministro israeliano.

Da parte sua, un alto funzionario di Hamas, a condizione di anonimato, aveva chiarito all'AFP che il gruppo "non avrebbe accettato in nessuna circostanza un accordo che non includa esplicitamente la cessazione della guerra a Gaza". "Non ci sarà alcun accordo senza la cessazione completa della guerra e il ritiro dell'occupazione dell'intera Striscia di Gaza ", ha ribadito dopo che una delegazione di negoziatori si è recata sabato in Egitto per dare la loro risposta alla proposta israeliana.


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