"Fuck... Nuland"

06 Marzo 2024 10:00 Piccole Note


PICCOLE NOTE

Titolo pittoresco, ma si tratta di una trasposizione del celeberrimo “Fanculo Europa” che rese famosa Victoria Nuland e che sintetizzava perfettamente la prospettiva che il suo circolo neocon aveva in mente quando mise a segno la rivoluzione, o meglio golpe, di Maidan, che avrebbe fatto dell’Ucraina un cuneo inserito tra Russia ed Europa, per poi sprofondare quest’ultima nell’abisso attuale, fatto di impoverimento massivo e di asservimento brutale agli States.

È stata fatta fuori con i complimenti del caso, e certo non andrà ai giardinetti, ma la sua cacciata è un simbolo che risuona alto e forte, sia per quanto riguarda le oscure manovre dei neocon e le loro guerre infinite sia per quanto riguarda il più ristretto ambito della guerra ucraina, nella quale ha avuto una funzione trainante.

Non per nulla il think tank che ha informato il mondo sugli sviluppi della guerra ucraina – al quale si sono abbeverati i media mainstream Usa e i loro succedanei europei -, cioè l‘Institute of Study of War, è stato fondato da Kimberly Kagan, moglie di Frederick Kagan, il fratello di Robert Kagan, che poi è lo sposo della Nuland. Tutto in famiglia.

Il sogno del Progetto per un nuovo secolo americano

Quanto a Robert Kagan, insieme Bill Kristol, fu l’immaginifico redattore del Manifesto neoconservatore, il Project for a New American Century, che avrebbe dovuto costringere il mondo nei ristretti ambiti dell’unipolarismo Usa grazie all’uso sfrenato dell’Hard power, si è trovata a navigare in acque più agitate del previsto.

Se il suo circolo, lavorando in combinato disposto con i liberal democratici, era riuscita a forzare la mano all’Impero, costringendolo a impegnarsi nel progetto, le loro guerre non sono riuscite allo scopo. Il mondo ha rotto gli argini, uscendo dalla presa del gendarme globale.

Segno e simbolo di tale scacco, la guerra ucraina, che non solo non è riuscita a travolgere la Russia, ma ha accelerato il processo multipolare, rafforzando Mosca e Pechino in vari modi, rinfoltendo le fila dei Brics, creando l’opportunità per tanti Paesi africani di sollevarsi dal giogo neocoloniale.

Uno scacco al quale non si sono rassegnati, tanto da moltiplicare gli sforzi per arginare la falla che, sempre più larga, sta facendo affondare la nave dei loro sogni. Un impegno vieppiù pericoloso, ché nel loro affanno rischiano di appiccare incendi in grado di incenerire il mondo. Tale l’opzione apocalisse che hanno nella manica come carta di riserva, carta che durante epoche pregresse, da Guerra Fredda per intendersi, era stata scartata dal mazzo.

Resta da vedere se la dismissione della signora segnerà la fine della guerra ucraina, come da destino manifesto, che sarà accelerato dall’esaurimento dei fondi americani, con la squadra repubblicana della Camera che barcolla ma non molla (un centesimo). Riluttanza che si sta rafforzando man mano che si rafforza la posizione di Trump, che della pace in Ucraina ha fatto un punto fermo della sua politica.

La Nuland come Bolton

La parabola della Nuland ricorda quella del suo omologo John Bolton nella scorsa amministrazione Trump. Anch’egli votato alle bombe e alle rivoluzioni colorate, ebbe a innervarsi nell’amministrazione, in qualità di Consigliere per la Sicurezza nazionale, in un secondo momento, come scelta successiva e obbligata di Trump.

Così la Nuland, che è diventata prima Sottosegretario di Stato per gli affari politici nel maggio 2021 per poi ascendere ancora, arrivando a ricoprire la carica di vicesegretario di Stato ad interim nel luglio del 2023. E, come Bolton, è stata dimissionata a pochi mesi dalla fine del mandato presidenziale.

Non sappiamo se tutto ciò sia un modello, nasconda cioè una qualche dinamica per cui le amministrazioni Usa partono pacifiche – in tal modo, infatti si era presentata anche l’amministrazione Biden (che avrebbe dovuto porre fine alle guerre infinite) – per poi diventare bombardine (con Trump che però ha frenato con efficacia e molto più del debole Biden) per poi, infine, tentare di tornare pacifiche a fine mandato.

Nel registrare il dato, non sappiamo però se Biden riuscirà a spegnere tutti gli incendi che ha fatto divampare in giro per il pianeta, con i più divoranti in Ucraina e Medioriente. Certo è che la cacciata della guerrafondaia potrebbe aiutare. Nell’attesa registriamo che oggi è una buona giornata per il mondo.

Da chiarire i motivi specifici dell’allontanamento. Quando ne sapremo di più, ne scriveremo,

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