Gaza, le direttive del NYT ai giornalisti contro l'uso dei termini 'genocidio' e 'Palestina'

16 Aprile 2024 19:42 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Una sorprendente fuga di notizie scoperta dal portale The Intercept ha rivelato le linee guida editoriali segrete emesse dal The New York Times.

Queste direttive sono delle direttive su come i giornalisti dovrebbero riferire in merito all'invasione israeliana di Gaza, innescando un dibattito sui pregiudizi dei media e sul ruolo del giornalismo e quale considerezione abbia dell'opinione pubblica.

Il promemoria, scritto dalla redattrice del NYT Susan Wessling, dal redattore di politica estera Philip Pan e dai loro delegati, è stato diffuso per la prima volta nel novembre 2023 ed è stato periodicamente aggiornato durante l'invasione israeliana di Gaza in corso iniziata lo scorso ottobre, ha riferito, ieri, The Intercept.

La guida mette in guardia contro l’uso di termini come “genocidio”, “pulizia etnica”, “territorio occupato” e “campi profughi”, anche se le Nazioni Unite riconoscono fino a otto campi profughi all’interno della Gaza assediata.

In modo pertinente, il governo israeliano ha costantemente mostrato opposizione alla realtà storica secondo cui i palestinesi mantengono lo status di rifugiato, una designazione che sottolinea il loro spostamento da terre alle quali rivendicano il diritto al ritorno.

"Possiamo spiegare perché stiamo applicando queste parole a una particolare situazione e non a un'altra? Come sempre, dobbiamo concentrarci sulla chiarezza e sulla precisione: descrivere ciò che è accaduto piuttosto che usare un'etichetta", si legge nella nota.

Il promemoria istruisce inoltre i giornalisti ad astenersi dall'usare "combattenti" in riferimento a specifici attacchi, suggerendo invece l'uso di "terrorista", un termine che il documento applica in modo incoerente, secondo l'analisi di The Intercept, notando il pregiudizio del NYT a favore della prospettiva israeliana sulla guerra.

Una discrepanza notevole

Secondo la nota trapelata, il termine "Palestina" è sconsigliato nell'uso quotidiano, tranne in contesti eccezionali come riferimenti storici o sviluppi politici significativi riconosciuti da organismi internazionali.

A gennaio, The Intercept ha pubblicato un'analisi che esamina la copertura del conflitto dal 7 ottobre al 24 novembre da parte di New York Times, Washington Post e Los Angeles Times. L'analisi ha riguardato le prime settimane di guerra, prima dell'applicazione delle nuove linee guida editoriali del New York Times.

The Intercept ha riscontrato una notevole discrepanza nel linguaggio: termini come "massacro", " eccidio" e "orribile" sono stati utilizzati prevalentemente per descrivere episodi di vittime israeliane causate da combattenti palestinesi, mentre sono stati raramente utilizzati quando si è parlato di vittime palestinesi derivanti da attacchi aerei israeliani indiscriminati.

Lo studio ha evidenziato che fino al 24 novembre, il New York Times ha parlato di vittime israeliane come di un "massacro" in 53 occasioni, contro una sola volta per le uccisioni palestinesi.

La disparità risultava evidente anche con il termine "massacro", che compariva 22 volte più di frequente nelle descrizioni delle morti israeliane rispetto a quelle palestinesi. Questo, nonostante il crescente numero di vittime palestinesi, che a quel punto contava circa 15.000 civili.

Doppi standard palesi

Secondo la nota del NYT trapelata, è corretto usare i termini "terrorismo" e "terrorista" per descrivere gli attacchi del 7 ottobre, che hanno preso deliberatamente di mira i civili con uccisioni e rapimenti.

Il NYT si astiene dall'etichettare come "terrorismo" i ripetuti attacchi di Israele contro civili palestinesi e siti civili protetti, come gli ospedali, anche nei casi in cui i civili sono stati presi di mira direttamente.

La nota del quotidiano prosegue: "Quando possibile, evitate il termine e siate specifici (ad esempio, Gaza, Cisgiordania, ecc.), poiché ciascuno ha uno status leggermente diverso".

La fonte del New York Times, citata da The Intercept, ha spiegato che evitare il termine "territori occupati" tende a oscurare la vera natura del conflitto, allineandosi alla narrazione ufficiale israeliana.

"In pratica si toglie dalla copertura l'occupazione, che è il vero nocciolo del conflitto", ha precisato la fonte a The Intercept. "È come se dicessimo: "Oh, non diciamo occupazione perché potrebbe sembrare che stiamo giustificando un attacco terroristico"".

-------------

L'AntiDiplomatico e LAD edizioni sono impegnati a sostenere l'associazione "Gazzella", in prima linea nel sostegno della popolazione di Gaza.

Con l'acquisto di "Il Racconto di Suaad" (Edizioni Q - LAD edizioni) dal nostro portale, finanzierete le attività di "Gazzella".

Le più recenti da IN PRIMO PIANO

On Fire

F-16, "bersagli legittimi" e NATO. Cosa ha detto (veramente) Vladimir Putin

di Marinella Mondaini per l'AntiDiplomaticoIl presidente russo Vladimir Putin ha visitato il 344esimo Centro Statale Addestramento e Riqualificazione del personale dell'aviazione militare del Ministero...

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Pino Arlacchi - Le 3 ipotesi sulla matrice della strage di Mosca

di Pino Arlacchi   Le reazioni alla strage di Mosca sono, com’è ovvio, le più diverse e sono determinate dall’andamento di una guerra in corso. Siccome ci sono pochi dubbi...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa