Il corporativismo asiatico e i valori (neoliberisti) della Meloni

18 Marzo 2023 19:00 Pasquale Cicalese

Mettiamo pure che la ricchezza sia creata da aziende e lavoratori, sulla qual cosa ci sarebbe da discutere.

Mettiamo pure che questo concetto rivisiti il tema del corpora degli anni trenta, proseguito nel dopoguerra.

Mettiamo pure che il capitalismo asiatico attuale sia dettato da un particolare corpora, dove la comunità, in senso largo, ha piu' presa dell'individuo. Mettiamo pure che il concetto espresso ieri voglia riportare il Paese con al centro la produzione, su cui ho forti dubbi.

Ma mettiamo pure questo.

Il fatto è che il Presidente del Consiglio, nei suoi affari correnti, nelle sue decisioni legislative ed amministrative, prende spunto unicamente dalle corporazioni economiche. I loro temi li fa propri, lo Stato, supremo ultimo decisore, almeno nel concetto di corpora, semplicemente non esiste, è un comitato d'affari di Confindustria o, se vogliamo, anche di Confcommercio e Confesercenti, piu', ovviamente, Abi.

La supremazia che hanno queste corporazioni fa si che il corpora fascista, democristiano, asiatico, non abbia nulla a che fare con l'azione di questo governo.

Negli altri assetti storici, vi era un ruolo preminente dello stato. Ora, e qui lo è da 30 anni, esso è dominato da Usa, Ue, Bce, Fmi e corporazioni economiche.

Il lato lavoro serve unicamente a sopire eventuali proteste. E' dunque neocorporativismo giapponese, con la differenza che in quest'ultimo paese, dopo decenni, banca centrale e governo hanno intimato gli operatori economici ad aumentare enormemente i salari.

Da noi non si parla nemmeno di salario minimo, è una bestemmia.

Dunque, la Meloni, non ha come riferimenti culturali gli anni trenta, ma la deflazione salariale unita all'asset inflation. Da questo punto di vista ha ragione chi afferma che è una sorte di Draghi al femminile, nulla muta, tra Accenture, Mckynsey, Ocse, Davos e via discorrendo.

Lo Stato continua ad esser spolpato, per buona sorte della gente di destra che pensava che la preminenza di esso con questo governo avesse nuovamente un ruolo. Senza cultura, che sia reazionaria, antagonista, moderata, non ci può essere un decisore politico che rivitalizzi lo Stato.

E' proprio la cultura che manca. La settimana scorsa ho letto che una Regione meridionale si è fatta elaborare il piano economico per i prossimi anni da Confindustria, con Bonomi stesso che lo presentava.

Nessuno si scandalizza.

Semplicemente il pubblico non deve esistere piu', che sia sanità, assistenza, istruzione, tutela, niente di niente, tutto al profitto sussidiato.

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