Il dominio americano dei mari e la "minaccia" cinese


di Diego Angelo Bertozzi


Pronti alla guerra e pronti a mantenere ad ogni costo il proprio dominio su scala planetaria, a partire dagli oceani: è questo il quadro che emerge dagli aggiornamenti della dottrina militare statunitense contenuti nel documento “A Cooperative Strategy for 21st Century Seapower: Forward, Engaged, Ready” rilasciato nei giorni scorsi dalla Marina, dal Corpo dei Marine e dalla Guardia costiera. Con un avversario chiaramente individuato: la Repubblica popolare cinese in fase di rafforzamento militare. Ancora una volta la proclamata difesa dei “beni comuni” e della “libertà di navigazione” nei mari nasconde l’intenzione di Washington di ostacolare e fermare la comparsa di un potere statale in grado di ostacolarne l’egemonia militare e politica, soprattutto in un palcoscenico strategico di “importanza crescente come la regione Indo-Pacifico” dove - si legge nel documento - “il continuo sviluppo e la messa in campo di sistemi d’arma anti-accesso/Area denial (1) sfidano il nostro accesso marittimo globale”. E chi, se non Pechino può mettersi d’ostacolo di fronte alla riaffermazione militare di uno storico dominio al quale non si intende rinunciare?
Per questo il documento delinea un ricetta che non lascia adito a dubbi: il rafforzamento della presenza militare, in linea con il nuovo Manifest Destiny rappresentato dal “Pivot to Asia” fondato sull’indispensabilità della presenza a stelle e strisce: delle 120 navi che saranno messe in acqua da qui al 2020 (a fine 2014 erano 197), il 60% navigherà proprio tra Oceano Indiano e Pacifico mettendo in mostra i gioielli di famiglia:Littoral Combat, navi dotate di sistema di difesa missilistica contro missili balistici di medio-corto raggia, caccia F-35C Lightning II Joint Strike, droni MQ-4C Triton, e squadroni MV-22 Osprey (velivolo per il trasporto truppe). A questo si aggiungono una Forza di spedizione rapida di Marines nel Pacifico occidentale e la distribuzione di Marines in Australia.
Una volontà di supremazia sugli spazi comuni - si legga rotte commerciali - che porta con sé il mai sopito progetto di ricattare Pechino con l’ipotesi di un possibile blocco commerciale. Prima che sia troppo tardi. Un troppo tardi rappresentato dalla realizzazione del ramo terrestre della nuova Via della Seta.



1) Dispositivi in grado di impedire ad un avversario l’accesso o l’occupazione di un territorio, quindi di tenerlo lontano da specifiche aree geografiche)

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